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Assistente di Alemanno arrestato per mafia

Il Campidoglio, Roma

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Una nuova tegola giudiziaria colpisce una persona vicina al sindaco Gianni Alemanno. Il sindaco Pdl di Pignataro Maggiore (Caserta) Giorgio Magliocca è stato arrestato ieri mattina con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Magliocca, avvocato di 37 anni, è stato consulente del ministero delle Telecomunicazioni con Landolfi e lavorava nella segreteria politica del sindaco di Roma. Nel corso della sua lunga militanza in An, Magliocca ha ricoperto anche la carica di consigliere provinciale a Caserta. Secondo l'accusa, avrebbe consentito al clan camorristico Ligato-Lubrano di continuare a gestire beni che erano stati confiscati e che erano stati dati in gestione proprio al sindaco. «Magliocca è stato immediatamente sospeso in attesa degli siti dell'inchiesta», fa sapere Alemanno. Magliocca è stato assunto dal Comune di Roma con un concorso pubblico nel 2005. In base al suo ruolo di dipendente pubblico, alla sua qualifica di avvocato e alla sua esperienza di sindaco di un piccolo Comune, è stato chiamato nel 2009 a far parte delle segreteria del Capo di Gabinetto pro tempore, il magistrato Sergio Gallo. Dopo le dimissioni di Gallo, è passato alla segreteria politica con uno stipendio di 62 mila euro lordi annui. «Gli addebiti mossi dalla magistratura a Magliocca non hanno nulla a che fare con la sua attività lavorativa, mentre la sua qualificazione in rapporto all'incarico da lui assunto presso il Gabinetto è stata positivamente valutata dal precedente Capo di Gabinetto», dice Alemanno. Il Pd annuncia la presentazione di due interrogazioni, sia alla Camera che al Senato, «per sapere come una persona che ci risulta indagata nel 2008 per concussione, possa ricoprire ruoli nell'ufficio del gabinetto di Alemanno». E per quali meriti, «entrato per concorso da impiegato, sia diventato dirigente». Per il senatore Ranucci «Alemanno si è circondato di personaggi strani e discutibili, incappati in arresti e vicende giudiziarie: ex terroristi e pedofili». Ranucci ricorda i casi di Stefano Andrini, don Ruggero Conti e Francesco Orsi. Per il Pd Magliocca avrebbe «partecipato a riunioni in cui si trattava il tema dei beni confiscati alla mafia nella Capitale». Il portavoce del sindaco Turbolente però precisa: «Di tutti i beni confiscati alla mafia e trasferiti al patrimonio indisponibile di Roma Capitale, in tutto circa un centinaio, risultano al momento liberi e da assegnare solo tre locali. Le accuse di mancato utilizzo dei beni sono prive di fondamento».

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