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Da quel 7 agosto ottomila giorni senza colpevoli

Raniero Busco

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Dopo vent'anni l'assassino ha un volto. Raniero Busco ha ucciso Simonetta Cesaroni. I giudici hanno voluto risolvere il giallo che ha tenuto col fiato sospeso l'Italia. Una vicenda che nel tampo si è riempita di misteri, morti, ricostruzioni più o meno verosimili. E le tappe si sono accavallate fino all'ultima di ieri. 7 agosto 1990 In via Poma, nell'ufficio dell'Associazione alberghi della gioventù, è uccisa Simonetta Cesaroni. Il cadavere è trovato per l'insistenza della sorella Paola, preoccupata per il suo ritardo a casa. Simonetta è' nuda, ma non ha subito violenza carnale. Il cadavere è stato trafitto con 29 colpi di tagliacarte, vibrati su quasi tutte le parti del corpo. 10 agosto 1990 Viene fermato Pietrino Vanacore, uno dei portieri dello stabile di via Poma. È il primo indiziato per l'omicidio di Simonetta. Sui suoi pantaloni vengono trovate delle macchie di sangue, ma sarà accertato che è il suo sangue. Successivamente viene scarcerato il 30 agosto.   8 ottobre 1990 Consegnati i risultati dell'autopsia. Il corpo ha una lesione ad un'arcata sopracciliare e diverse ecchimosi. La morte, avvenuta tra le 18 e le 18,30, è dovuta alle coltellate, vibrate sul corpo senza vestiti. 16 novembre 1990 Il pubblico ministero Catalani chiede l'archiviazione della posizione di Salvatore Volponi, datore di lavoro di Simonetta. 26 aprile 1991 Il gip Giuseppe Pizzuti accoglie la richiesta di Catalani e archivia gli atti riguardanti Pietrino Vanacore e altre cinque persone. Il fascicolo resta aperto contro ignoti. 3 aprile 1992 Avviso di garanzia a Federico Valle, nipote dell'architetto Cesare Valle, che abita nel palazzo di via Poma e che la notte del delitto ha ospitato Vanacore. Valle è coinvolto dalle dichiarazioni dell'austriaco Roland Voller. 16 giugno 1993 Il gip Antonio Cappiello proscioglie Valle per non aver commesso il fatto e Vanacore perché il fatto non sussiste. 30 gennaio 1995 Escono di scena definitivamente Valle e Vanacore: la Cassazione conferma infatti la decisione della Corte d'appello di non rinviare a giudizio i due indiziati.   20 agosto 2005 Claudio Cesaroni, padre di Simonetta, muore per una pancreatite.   12 gennaio 2007 La trasmissione Matrix rivela che dalle analisi del Ris di Parma sarebbe emerso che il dna trovato sugli indumenti di Simonetta è dell'ex fidanzato Raniero Busco. Simonetta inoltre non sarebbe morta alle 18, ma alle 16. Il pm Cavallone decide di querelare Mentana per le rivelazioni. 6 settembre 2007 Busco è iscritto dalla procura di Roma sul registro degli indagati per omicidio volontario.   28 maggio 2009 La procura di Roma chiede il rinvio a giudizio di Raniero Busco. 3 febbraio 2010 In Corte d'assise comincia il processo. Imputato per omicidio volontario è Raniero Busco.   26 gennaio 2010 Raniero Busco viene condannato dalla III Corte d'Assise a 24 anni di carcere per l'uccisione di Simonetta Cesaroni il 7 agosto del 1990.

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