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Chiude il campo Casilino 900

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Coincidenzedi storie e casualità nel giro di pochi giorni. Così, la prima mattina di quel 20 febbraio 2010 ha riservato una grande, bella sorpresa: una festa per la chiusura del Casilino 900. Il campo nomadi più grande d'Europa, ferita sanguinante della Capitale per decenni. E contro ogni pronostico e grazie a un accordo stretto un anno prima e onorato sia dal Campidoglio sia dai rappresentanti del campo rom. Per questo le ruspe del Comune che abbattevano quel mondo isolato e degradato sono state accolte con applausi, musica e balli. Un villaggio dove i cartelli «Casa di Rosita», lettura della mano, «Casa Vesna e Paola» lezione di cucina, «Casa Senad» mercato, davano la sensazione di una normalità stonata in mezzo alla sporcizia, alle gomme delle auto trasformate in cucce per cani solitari, alle scale malconce delle baracche di legno, ai bambini scalzi e sporchi: erano 250 a vivere al Casilino 900 che giocavano tra le pozzanghere di fango e l'immondizia al fianco della loro «casa». E così, con la chiusura del campo nomadi più grande d'Europa si è chiusa una pagina di vergogna per tutta la città e si è aperta quella dell'attuazione del piano nomadi voluto dalla giunta Alemanno e che ha segnato, il 15 dicembre, la chiusura di un altro «storico» campo, quello de La Martora. Sus. Nov.

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