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«Anna Maria m'ha rifiutato e l'ho uccisa»

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«L'houccisa perché mi ha rifiutato. Ho perso la testa per lei», ammette Leopoldo Ferrucci davanti agli investigatori. La vittima è Anna Maria Tarantino, 44 anni, impiegata dell'Unicredit collaboratrice de Il Tempo di 44 anni scomparsa il 4 luglio, una domenica, è trovata cadavere il giorno successivo nelle campagne di Riano. Nel corso della notte i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e quelli del Nucleo investigativo di Ostia hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto il quarantaduenne. L'autopsia aveva messo in evidenza i segni di una morte violenta. Ferrucci è il sospettato numero uno e alla fine vuota il sacco nella caserma di via in Selci davanti al pm della procura di Tivoli. Lui e la vittima, racconta, quella domenica si sono incontrati perchè lei aveva chiesto di essere accompagnata da Ikea per fare degli acquisti. Non ci sono mai arrivati: mentre erano in auto l'uomo ha fatto delle avances e Anna Maria lo ha respinto. A questo punto Ferrucci, in preda all'ira, ha colpito la donna con calci e pugni, prima in auto e poi fuori. Per poi strangolarla e abbandonarla in campagna. L'autotrasportatore, che aveva un precedente per furto, aveva conosciuto la Tarantino qualche mese prima per un trasloco. Ferrucci, robusto e non molto alto, si era offerto di accompagnarla con la sua Fiat Doblò all'Ikea per caricare alcuni mobili, visto che l'auto di lei era fuori uso. Leopoldo confessa dopo un lungo interrogatorio cominciato con delle resistenze. «Non l'ho uccisa io», assicura. Gli inquirenti risalgono all'identità della donna anche attraverso una scarpa nuova, ancora con l'etichetta, che la Tarantino indossava al momento dell'aggressione, e che si è scoperto essere stata acquistata il giorno stesso in un negozio nel quale il titolare ricordava la donna vestita con una camicetta rosa e un pinocchietto blu. Anna Maria era impiegata all'ufficio aste dell'Unicredit di via del Corso e collaborava al quotidiano Il Tempo. Nei prossimi giorni avrebbe dovuto presentare il suo primo libro Un soffio dei vita, dedicato alla madre scomparsa dopo un tumore. Libro che gli amici giornalisti rileggono poi alla luce della tragedia: «Si nasce per guadagnare affannosamente, e poi, perdere tutto inesorabilmente», si legge all'inizio. E così si chiude: «Il destino ha recitato la mia vita lasciandomi prigioniera del dolore».

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