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Parentopoli. Caccia al traditore

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Un'indagine parallela e tutta interna. Non si tratta di tirare fuori altri nomi, di allungare quell'elenco della parentopoli nelle aziende capitoline, oramai venuto anche a noia. È il momento di scoprire il «traditore». La cabina di regia in un primo momento indicata come quella dei «poteri forti», quei vertici aziendali non politici che tengono le fila delle aziende capitoline, sindaco dopo sindaco, e che potrebbero presto finire negli atti finali di Procura, Finanza e Corte dei conti su diversi appalti che sono costati alle casse delle società, e quindi ai romani, diversi miliardi di vecchie lire. Un messaggio insomma per dire «se cadiamo noi, cadono tutti». Una tesi che però non regge più. Non dopo due settimane di «bombardamento» mediatico. Non dopo che nel calderone della parentopoli è finita anche Acea, società quotata in borsa con regole di governance ben diverse dalle municipalizzate; per questo ieri ha pubblicato una lunga e dettagliata smentita sulle notizie diffuse da alcuni giornali, annunciando azioni legali. Il gioco insomma si fa sempre più duro. Dalle fidanzate alle cubiste, dagli ex estremisti di destra alla società più importante della Capitale. Ma perché? Per cosa? La risposta l'ha data in parte l'altroieri lo stesso Alemanno che, dopo aver bollato la parentopoli come una «montatura mediatica», ha parlato esplicitamente di un «attacco politico per futuri incarichi nazionali, che smentisco categoricamente». Difficile credere il contrario. E così, mentre si attende la pubblicazione di nuovi nomi, c'è tutto un «piccolo esercito» che lavora per scoprire il «colpevole». Non solo nel centrodestra ma anche nel centrosinistra che adempie certamente al suo compito di opposizione, cavalcando lo «scandalo» ma, in fondo, sa di non poter alzare troppo il tiro. Tutti sono coinvolti, dai sindacati ai partiti. E ci sarebbero stati anche contatti con esponenti dell'ex giunta Veltroni proprio per «far calmare gli animi». Ma le notizie quindi da dove vengono? Quegli elenchi che gettano alla pubblica gogna anche chi, magari, in politica è arrivato dopo (per l'Acea ci si è riferiti ad assunzioni che risalgono anche al 1976) da quale cassetto escono fuori? Storace parla di «gole profonde del Campidoglio», ma più di uno sguardo si posa ora sui finiani, soprattutto sugli «ex alemanniani» e c'è chi persino si spinge a fare nomi. Almeno un paio quelli che girano nei corridoi. La brutta storia delle assunzioni facili del resto non porta consensi al centrosinistra. Al massimo i romani potranno constatare che nulla è cambiato rispetto al passato. Che quella discontinuità promessa dal centrodestra non c'è stata. Non ancora. Ma per Futuro e Libertà è diverso. La «costola» del Pdl che si spaccia per «pulita» potrebbe montarci la campagna elettorale. E forse guadagnare qualche voto in più. Il movente c'è. Alla task force degli altri partiti trovare prove e colpevoli.

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