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di GABRIELE SIMONGINI Due imperi a confronto per la prima volta: Roma Caput Mundi e le dinastie cinesi Qin e Han fra il II secolo a.C.

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Èla mostra epocale che si apre oggi al pubblico e che sarà visitabile fino al 6 febbraio nel Museo di Palazzo Venezia sotto il titolo «I due imperi. L'aquila e il dragone». Un evento annunciato poco più di un mese fa da una sezione anticipata della mostra nella Curia Iulia del Foro Romano in cui sono esposte tra l'altro dieci statue del fantastico esercito di terracotta del Primo Imperatore oltre a due animali fantastici con funzione apotropaica contro gli spiriti maligni. Così con questa doppia esposizione si rafforza il legame culturale tra Italia e Cina che troverà il suo coronamento nel museo statale della cultura italiana da realizzare nel Museo nazionale della Cina di Pechino e nel museo della cultura cinese che sarà invece ospitato proprio nelle sale di Palazzo Venezia. Nel complesso la mostra, arricchita da più di 400 capolavori italiani e cinesi, si propone di fornire un panorama della vita e dello sviluppo dei due grandi imperi ma ha forse il suo maggior limite nella netta separazione in due sezioni distinte delle opere prodotte dalle due civiltà. Si sarebbe potuto rischiare un po' di più e proporre in alcuni casi confronti diretti, emozionanti corpo a corpo fra una statuetta cinese ed una romana, ad esempio. Anche se è vero che l'unico collegamento fra i due imperi era dato dalla seta, attraverso la mediazione delle popolazioni che commerciavano il pregiato tessuto da un capo all'altro della Via della Seta. Col passare del tempo poi, come racconta Plinio il Vecchio, ogni anno Roma arrivò a spendere cento milioni di sesterzi (oltre 200 milioni di euro odierni) per fare affari con l'Oriente, acquistando profumi, pietre preziose e seta. In ogni caso i due imperi, giunti più o meno agli stessi livelli di evoluzione, avevano anche esigenze simili: l'amministrazione di territori immensi, la difesa dei confini, la stabilità interna, i bisogni materiali delle popolazioni. In ambito romano fra i capolavori esposti spiccano la statua di Dioniso in basalto, la meravigliosa scultura femminile funeraria in tufo proveniente da Pompei, oltre alle strepitose pitture parietali di secondo stile pompeiano con vertiginose architetture rosse e l'intonaco dipinto con mirabile naturalezza nella scena con Alessandro e Rossane. Fra le opere cinesi spiccano i grandi modelli di edifici in terracotta e pigmenti, fra cui una torre alta oltre due metri, una serie infinita di deliziose statuine dedicate a scene di vita quotidiana (una donna che allatta, una cuoca, un'ancella), strabilianti gioielli a forma di drago o di animali fantastici. Ma dovendo indicarne solo tre la scelta è obbligata: la sfarzosa veste funeraria d'oro e di giada (considerata la pietra dell'immortalità), il gigantesco sarcofago in legno, lacca e giada lungo quasi tre metri e infine lo strepitoso drappo funerario lungo due metri e mezzo, a forma di «T», posto sul sarcofago del figlio del marchese di Dai (II secolo a.C.), in cui viene descritto il viaggio dell'anima del defunto verso il Cielo. Ha un valore inestimabile ed è uscito per la prima volta dalla Cina. Da solo vale la visita della mostra.

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