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Pronto soccorso da trincea Il questore manda i rinforzi

Polizia a pronto soccorso

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Posti di polizia invisibili o inaccessibili ai disabili come al San Camillo Forlanini. O senza il turno di notte come succede da più di un anno all'Umberto I. Ma sono decine i pronto soccorso orfani dei poliziotti, con agenti rubati ai pochi uomini dei commissariati, incatenati in guardiole così lontane dai centri nevralgici. «Spesso sono ridotti a un ruolo di passacarte come succede qui da noi - sottolinea Tommaso Cedroni, infermiere di pronto soccorso e delegato Rsu del San Camillo - Un poliziotto dalle 7 alle 14 impiegato per la sola raccolta dei referti per l'autorità giudiziaria, perché la guardiola è al mezzanino, lontana dal pronto soccorso». E fino alle 7 della mattina dopo la sicurezza è un affare da vigilanza privata. In mezzo c'è la lunga notte dove può succedere di tutto. «Sono le ore più pericolose» conferma il prof. Claudio Modini, direttore del Dea del Primo policlinico universitario romano. E quando accade il peggio le guardie giurate hanno le mani legate. «Possono solo telefonare ai carabinieri o al 113» ricorda Achille Lunghi, coordinatore Rsu del San Camillo Forlanini. Come ha fatto il vigilante in servizio al pronto soccorso del Cto la primavera scorsa. Un ragazzo gli ha rubato la pistola e s'è messo a sparare. Ma la guardia giurata non ha potuto fermarlo. E il cowboy è fuggito in strada continuando a esplodere colpi per le vie di Garbatella. Quando il peggio l'hai provato sulla tua pelle non lo dimentichi più. Franca Occhipinti, 48 anni, infermiera da 15, porta ancora i segni addosso. «Continuo a lavorare da mesi con il bustino di gesso» racconta l'infermiera che fu aggredita all'alba dell'8 febbraio insieme a tre colleghe al pronto soccorso del San Camillo, vittime di due donne scatenate che gli hanno fatto molto male. Una spedizione punitiva compiuta da due familiari di un paziente che riteneva di aver aspettato troppo. «Siamo state sorprese alla fine di un turno di lavoro pazzesco - racconta Franca - Una di queste mi ha colpito e mi si è avvinghiata alla testa. In cinque hanno tentato di tirarla via ma non ci sono riusciti, fino a quando non mi si sono staccati tutti i capelli. Una specie di scalpo di cui conservo ancora una ciocca a testimonianza di quel che è accaduto». Franca è ancora in prima linea. Ma la paura resta. E non potrebbe essere diversamente. «La gente con cui abbiamo avuto a che fare è di un certo tipo - dice - ci hanno minacciato ma io nemmeno l'ho vista in faccia. Così quando smonto dal servizio penso sempre che potrei essere assalita di nuovo e in chiuque mi si avvicini vedo il nemico». Le colleghe si sono fatte trasferire. Franca invece no. «Qui non ci volevo tornare - premette - ma non si trovava una sistemazione consona, essendo una delle veterane del pronto soccorso diciamo che hanno ancora bisogno di me. Ma io non lavoro più né ai codici verdi, né in accoglienza, non voglio avere a che fare con i parenti, non ce la faccio, mi è capitato un paio di volte un pazente stranito e sono andata nel panico, un fatto del genere ti marchia per sempre». «La gente - conferma il commissario straordinario del San Camillo Forlanini Massimo Martelli - arriva al pronto soccorso esasperata, da lunghe attese, mancanza di comunicazione ed è per questo che ho messo Breve osservazione tra le priorità (sarà operativa a giorni) perché un malato messo sui letti tecnici che non rientrano nel novero dei posti letto di un'azienda scarica il pronto soccorso alleggerendo anche la tensione dei medici e dei familiari che sanno dove andare, e a chi chiedere invece di aspettare per ore come fessi». Ma avvicinare il posto di polizia al pronto soccorso per ora è un'impresa impossibile «non abbiamo spazi» conferma Martelli.  

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