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Nomadi, lucciole e vagabondi Sos di Alemanno al Governo

I controlli nei campi rom della Capitale

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Introduzione del reato di prostituzione, allontanamento coatto per chi commette illeciti, più risorse per l'attuazione del piano nomadi e tempi più lunghi del trattamento sanitario obbligatorio per i senza tetto. Nomadi, prostitute, barboni. Tre facce di una realtà che spesso si preferisce nascondere. Ma con la quale occorre comunque fare i conti. E ci sta provando, il sindaco di Roma Alemanno che ieri insieme al prefetto e commissario per l'emergenza nomadi, Giuseppe Pecoraro e dell'assessore comunali alle Politiche sociali, Sveva Belviso ha avuto un incontro di circa due ore con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. In vista del nuovo decreto sicurezza che si appresterebbe a siglare il capo del Viminale Alemanno ha avanzato specifiche richieste. Difficile che l'esponente del governo riesca ad esaudirle tutte, e in breve tempo. Sull'allontanamento coatto dei cittadini comunitari che commettono reato (leggasi ad esempio romeni) serve infatti un confronto europeo. Giro di vite al via poi per il piano nomadi, per il quale Alemanno ha chiesto ulteriori risorse «in attesa delle quali - ha poi precisato il primo cittadino - andremo avanti con gli sgomberi dei micro accampamenti. Certo è che dovremmo comunque procedere a una rimodulazione dei costi del Comune per l'assistenza sociale. Non è possibile che per ogni rifugiato politico spendiamo 72 euro al giorno, praticamente come un albergo a tre stelle, e per altri tipi di assistenza solo 19 euro». Le risorse probabilmente arriveranno, così come si aprirà l'annoso dibattito sull'introduzione del reato di prostituzione. «Abbiamo evidenziato che l'ordinanza antiprostituzione da sola non è sufficiente a contrastare il fenomeno - ha ricordato Alemanno - ma è necessario introdurre un reato che riguardi la prostituzione in strada e ottenere così strumenti più incisivi». Nuove norme su nomadi e prostitute dunque per garantire, innanzitutto legalità e decoro. Più complesso invece fare i conti con il fenomeno del vagabondaggio. I barboni possono forse infastidire la vista dei pavidi ma difficilmente sono protagonisti di atti illeciti. Sulla proposta di allungare i tempi del trattamento sanitario coatto per i senza tetto, è l'assessore Belviso a mettere i paletti: «Molte persone senza fissa dimora hanno seri problemi fisici a causa della loro permanenza in strada. La legge prevede un trattamento sanitario obbligatorio di una settimana in cui la persona viene ricoverata e il suo fisico riequilibrato ma abbiamo constatato che, già dopo due o tre giorni di strada le condizioni di deperimento fisico tornano a livelli problematici. Per questo, ma dovremmo parlarne anche con il ministro Sacconi, abbiamo proposto di allungare i tempi del Tso fino a sei mesi». In questo caso però il confine tra solidarietà e decoro rischia di diventare troppo sottile.

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