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Imitava le Br. Preso bombarolo

Carabinieri

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Avevano preso di mira concessionari auto, sede dell'associazione carabinieri, circoli del Pd e del Pdl, produttori cinematografici e giornalisti. Tutti «colpevoli» di far parte della «borghesia imperialista», il nemico da combattere. L'organizzazione «cellula di resistenza proletaria» per tre anni ha compiuto attentati incendiari, danneggiamenti e ha minacciato esponenti politici inneggiando nelle rivendicazioni alle Brigate Rosse. Un'attività che è stata interrotta dagli agenti della Digos e dai carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Savotti, che hanno chiuso in carcere il presunto telefonista dell'organizzazione ed eseguito sei perquisizioni. Dietro le sbarre è finito Angelo Liberati, di 27 anni, che per il gip Rosalba Liso avrebbe rivendicato, usando cabine telefoniche, alcuni degli attentati: l'accusa è di «atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi». Il primo colpo è stato messo a segno nel giugno 2007, quando fu inviato un pacco bomba a Pietro Valsecchi, produttore cinematografico della «Tao Due film», poi il 15 e 24 luglio 2008, quando il gruppo fece due attentati incendiari, il primo fallito, contro concessionarie della Fiat. Era invece il 10 febbraio 2009 quando fu organizzato un attentato, anche questo fallito, contro l'ispettorato del Lavoro in via De Lollis. Il 21 aprile successivo contro il circolo del Pd di Tor de' Schiavi, dove è fatto esplodere un ordigno costruito con bombolette di gas da campeggio. Poi hanno inviato tre lettere minatorie: una al presidente del Municipio VI Gianmarco Palmieri (Pd), una a Roberto Morassut (segretario romano del Pd) e una al giornalista Francesco Di Majo. Nel mirino della «cellula di resistenza proletaria», anche il circolo Pdl in via Pietro Sbarbato. Nelle rivendicazioni si inneggiava alle Br, ai brigatisti Mario Galesi e a Diana Blefari Melazzi, oltre allo studente greco Alexis Grigoropoulos, morto a seguito di scontri con la polizia, e a Stefano Cucchi. All'unico arrestato gli investigatori sono arrivati grazie all'esame del traffico telefonico partito dalle cabine e da un'attività di pedinamento effettuata da Digos e Ros. Secondo la procura, anche se gli episodi contestati riguardano piccoli artigianali attentati, diretti a danneggiare cose e strutture, l'inchiesta ha evitato un possibile salto di qualità di soggetti avviati verso la lotta armata come è già avvenuto per analoghi gruppi negli anni Novanta. E non è escluso, inoltre, che l'organizzazione avesse cercato «contatti» con le vecchie Brigate Rosse.

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