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La guerra ai lavavetri funziona

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Semafori liberi. E adesso si inasprisce la battaglia ai finti storpi

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.Lavavetri e lavafari, «commercianti» di fazzoletti e accendini, parcheggiatori abusivi dovranno continuare a stare a distanza di «sicurezza» dagli automobilisti della Capitale. Non perché rischiano di scatenare reazioni violente da parte dei cittadini, ma perché il sindaco della città Gianni Alemanno ha prorogato la cosiddetta ordinanza «antilavavetri» fino al 30 gennaio 2011. Per altri sei mesi nella Capitale chi pulirà il parabrezza di una macchina potrebbe rischiare una multa da cento euro e il sequestro degli «attrezzi da lavoro», oppure il sequestro della merce che vende sulla sede stradale. Dal giorno dell'entrata in vigore dell'ordinanza sono state elevate 479 multe, compiuti 357 sequestri e fermate 40 persone. Quando è stato firmato il provvedimento del primo cittadino, si sono scatenate subito polemiche dall'opposizione, sostenendo che era semplicemente «una foglia di fico per coprire i problemi più grandi». Il sindaco, invece, all'epoca aveva affermato che l'obiettivo dell'ordinanza era garantire la sicurezza stradale, la lotta al racket e la tranquillità dei cittadini. I giorni successivi al provvedimento, dai semafori sparirono subito i lavavetri e i venditori di fazzoletti e accendini. Ma in alcune strade della Capitale, gli stessi trovarono un escamotage: chiedere le elemosina facendo finta di avere problemi fisici. Alcuni zoppicavano, altri nascondevano un braccio facendo credere di averlo perso. Ma bastava aspettare che si allontanassero dal semaforo per veder spuntare l'arto «amputato» e scoprire che erano perfettamente in grado di correre per fuggire dai controlli delle forze dell'ordine. Un metodo che sicuramente si è allargato in maniera decisamente inferiore rispetto ai lavavetri, che nel corso dei mesi, in diverse strade della città, sono comunque tornati a infastidire gli automobilisti, sfidando il rischio di essere multati. Il motivo? Molti di loro sostengono che, comunque, o non pagheranno mai la multa, oppure i cento euro sono una «tassa» conveniente rispetto a quanto guadagnano ogni giorno sull'asfalto della Capitale.

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