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"I Casamonica? Vigliacchi" Libro accusa di una vittima

Dehnavi Mehdi, iraniano, in Italia dal '99, nel suo laboratorio di marmista (Foto Gmt)

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Un libro contro i Casamonica. Contro i loro avvocati pagati coi soldi di droga, usura ed estorsioni. Contro gli stranieri che il sodalizio di zingari arruola come manovali del crimine. Un testo per invitare le vittime delle prepotenze a denunciare il clan e confidare nel Editrice «La Casa dell'amico» (48 pagine, prezzo 5 euro). L'autore con la schiena dritta è quasi un presagio. Si chiama Dehnavi Mehdi, artista iraniano, 39 anni, in Italia dal '99. Quel cognome per i musulmani sciiti che popolano la Persia vuol dire «antagonista del Male», colui che si rivelerà al mondo alla fine dei tempi. La sua vicenda personale è già un biglietto da visita. La famiglia paterna era con lo shah Reza Pahlavi, quella materna con l'ayatollah Khomeini che l'ha buttato giù: uno zio era tra i capi dei feroci guardiani della rivoluzione, i pasdaran. Racconta: «A otto anni smontavo e rimontavo un khalasnikov. Quando sono cresciuto ho visto che l'integralismo degli ayatollah era solo una facciata. Mi hanno arrestato tre volte, poi nel '97 sono fuggito, a piedi, passando per Kurdistan, Turchia, poi Balcani (in Bosnia) e infine Slovenia. Lì ho pagato duemila marchi il viaggio verso l'Italia, in un tubo d'acciaio all'interno di un'autocisterna». I primi di marzo i Casamonica se l'è visti piombare nel suo laboratorio da marmista, a Rocca Cencia. Era una spedizione punitiva decisa perché aveva osato chiedere i soldi per un lavoro che gli era stato commissionato da uno del clan, Guido Casamonica, 35 anni. È stato pestato, è finito in ospedale con venti giorni di prognosi e ha visto due gregari stranieri – di Kosovo e Albania – girare nel suo locale come pistoleri. Quel giorno, in ambulanza e con la testa rotta, Dehanavi aveva già le idee chiare: avrebbe denunciato i Casamonica e scritto un libro per sputtanarli, grattare la patina di terrore da quel cognome famigerato e rivelarne l'anima di «vigliacchi». «Erano in tre, io da solo – ricorda l'iraniano - Erano armati, io no. Come si fa a definirsi forti e coraggiosi». Dopo la sua denuncia ai carabinieri della Compagnia di Frascati del capitano Giuseppe Iacoviello, il clan ha subito quattordici incursioni, tra arresti, demolizioni, sequestri e distacco della luce (anche quella abusiva). Dehnavi il libro lo ha dedicato anche a loro, ma soprattutto «alla libertà e alla dignità umana». «Dalle mie parti – spiega – si dice: chi ha paura non ha niente, neppure se stesso». Incoraggia: «Da quando sono in Italia sento dire che non c'è legge, è uno Stato mafioso. Ma non è così. Coi Casamonica la legge si è fatta avanti con giustizia, precisione e tempestività». Si sorprende: «Come mai questi stranieri assoldati dal clan vanno magari in prigione ma poi viene rinnovato loro il permesso di soggiorno, perché non vengono espulsi?». Si scandalizza: «Quando mi sono trovato in udienza e ho visto gli avvocati dei Casamonica mi domandavo: quanto devono essere bisognosi e poveri d'animo?». Poi lancia un appello: «Con questo quaderno invito le vittime di soprusi e prepotenze a scrivere le lo «Le riporteremo nel nuovo volumetto», annuncia Dehnavi. Ma uno spazio è riservato pure nel libro sui Casamonica, da pagina 25 a 48.

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