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Questi sono stati giorni estremamente difficili, per le famiglie coinvolte, nel «problema tubercolosi».

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Sonostate dette tante parole, scritti articoli sui giornali ma nessuno ha mai parlato di loro, dei più piccoli e indifesi, vittime di questa situazione. Ogni mattina quando ci accingiamo a dare la compressa ai nostri figli, sentiamo un dolore insopportabile, perché se da un lato sappiamo che è necessaria, dall'altro sappiamo che le controindicazioni sono tante e che la cura potrebbe nuocergli, anche gravemente. A chi ci ha detto che ogni medicina ha un foglietto illustrativo pieno di controindicazioni, rispondiamo che le medicine vengono prese per periodi ridotti e non per 9 lunghi mesi! Non lo accettiamo! Abbiamo pianto e piangiamo ancora! Il viso di noi mamme coinvolte si riconosce in mezzo ad una folla: guardiamo i nostri figli con l'intento di capire dai loro volti, se stanno bene, oppure se manifestano qualche malessere. Chi ci ridarà la serenità? Ogni febbre o colpo di tosse sarà vissuta con preoccupazioni e ansie. E poi, ancora, quanto stress psico-fisico per i nostri piccoli: dieta ipolipidica per non sovraccaricare il fegato, prelievi del sangue ogni tre settimane, visite mediche! Ogni disagio diventa per noi un tremendo dolore, ogni paura diventa una voragine nella quale temiamo di sprofondare. Essere insicuri nella vita, è spesso normale. Non è normale aver paura di vivere questi nove mesi. Tra difficoltà e disagi. Ma purtroppo è quello che proviamo. Ed è proprio la stessa ansia che ci rende più vulnerabili, insicure e fragili. Le nostre grida, i nostri sforzi sono volti a cercare di migliorare le cose, affinché avvenimenti di questo genere non si ripetano. E così forse riusciremo ad ottenere visite mediche periodiche e certificati di riammissioni per il corpo docenti, e controlli delle vaccinazioni per i bambini e lo screening di malattie come la Tbc per entrambi. Il caro Brunetta ha solo aggiunto disastro al disastro, ma noi mamme preghiamo il corpo insegnanti: «Abbiate cura di voi stessi», perché mai come in questo momento siamo convinte che avere cura di se stessi equivale ad avere cura per gli altri, specie quando gli altri sono dei bambini. Brunetta non ha detto «andate a scuola con la febbre». Il primo compito di un insegnante è quello di tutelare gli alunni, anche attraverso la propria salute. Ma questo non vuole essere, in nessun modo, un monito per la maestra malata di Tbc, perché anche se l'ira e il dolore ci hanno fatto pensare «Perché non se n'è accorta?», ciascuno di noi in cuor suo è consapevole che la maestra, e i nostri figli, sono entrambi vittime di un sistema istituzionale che non funziona, e di un medico incompetente. Noi tutti siamo addolorati per lo stato di salute della maestra, e le auguriamo una veloce guarigione. I nostri figli le vogliono bene e noi sappiamo che lei ama loro. Cammineremo insieme verso la guarigione e alla fine, speriamo di rincontrarci, ancora una volta tutti insieme, in classe. Noi la aspettiamo! Non stiamo dando la caccia a nessuna strega, perché la nostra maestra, non è una strega! Infine un'ultima considerazione sul concetto di «dare aiuto» e «solidarietà» a chi si trova in un momento di bisogno. Dare non è privazione, dare non è rinunciare, dare è la più alta espressione di maturità e amore verso gli altri. Ma in fondo «aiuto» e «solidarietà» non sono di questo mondo...o meglio sono per pochi e non per tutti! Sei mamme della prima B

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