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Hotel e buon cibo A Fiumicino boom di americani

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Ituristi «a stelle e strisce» rappresentano il 35,09 per cento delle presenze scelgono negli alberghi, residence e agriturismo del litorale romano: 7.562 ospiti soltanto ad aprile. Un terzo di tutti i visitatori stranieri. «La domanda estera - scrive l'Ente bilaterale per il turismo del Lazio - è cresciuta del 17,07 per cento e gli Stati Uniti confermano ancora una volta il primato, seguiti da Regno Unito e Giappone». Un vero record, considerato che i soggiorni dei visitatori più affezionati a Roma, tedeschi e francesi, rappresentano ormai meno dell'8 per cento degli stranieri che una volta sbarcati all'aeroporto Leonardo da Vinci decidono di fermarsi negli hotel lungo la costa, per poi raggiungere San Pietro e il Colosseo senza però rinunciare al mare. «Soltanto ad aprile - fanno sapere gli albergatori - abbiamo registrato 36.171 arrivi e 47.675 presenze, pari ad un tasso d'occupazione medio del 59,46 per cento per le camere. La domanda estera oltrepassa il 70 per cento dei soggiorni richiesti, visto che gli italiani che scelgono di soggiornare a Fiumicino sono meno di 15mila ogni mese». Ma cosa si nasconde dietro questo inatteso boom? Sicuramente la presenza di nuove catene alberghiere made in Usa. I viaggiatori provenienti dagli States, è noto, all'estero preferiscono alloggiare in hotel «americani». Non solo perché le procedure di sicurezza garantite agli ospiti sono di elevatissimo livello visto che gli States e suoi cittadini in vacanza restano obiettivi sensibili per i terroristi, ma soprattutto perché in queste strutture si sentono a casa, per orari, cibi e tradizioni osservate. Fiumicino ha capito al volo il business e ha aperto le porte a newyorkesi, californiani, texani. Che, tra l'altro, in vacanza amano spendere. E molto. Un vantaggio, quindi, per le attività correlate al turismo e per il Mare di Roma. E così c'è già chi pensa a prendere per la gola i turisti d'Oltreoceano creando la Strada del vino e quella del formaggio. Ale. Zav.

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