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Tutti pazzi per l'arte contemporanea

Il museo d'arte Maxxi

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Solo due numeri per smentire, una volta per tutte, chi vuole la Città eterna rivolta solo al suo passato. Oltre 50 mila visitatori al Macro Testaccio e più di 25 mila per il Maxxi di via Guido Reni. Un risultato storico che per la prima volta mette Roma al centro dell'arte contemporanea. Quattro giorni che, tra l'apertura straordinaria del Macro, l'inaugurazione del Maxxi in contemporanea con la Fiera internazionale «Roma- The road to contemporary Art» che ha coinvolto anche la «neonata» Pelanda all'interno dell'ex mattatoio, hanno sancito in modo definitivo l'inserimento della Capitale nel circuito internazionale dell'arte contemporanea. Ma non è solo una questione di «red carpet» ma di una curiosità e di un desiderio dei romani di andare oltre, di non fermarsi alle glorie e agli splendori del passato ma di conquistare anche una parte importante del futuro. Una «piazza» insomma dove si incontrano e si confrontano artisti e intellettuali di tutto il mondo non più soltanto sul passato di Roma. Così si spiega il dato strabiliante del primo giorno di apertura al pubblico del Maxxi, che nella tre giorni di inaugurazione aveva già registrato il record di visitatori di 25 mila. Ieri, romani e turisti erano in fila per entrare nel museo di arte contemproanea capitolino già un'ora prima dell'apertura. Alle 15.30 era stato venduto il biglietto numero 3.500, con una media di circa 800 visitatori l'ora. E tra questi tanti giovani e tante famiglie con bambini. Un entusiasmo che ha convinto la direzione del museo ad aprire in via eccezionale anche oggi, dalle 11 alle 19. Un successo senza precedenti anche per l'apertura straordinaria del Macro, dove ben 50 mila visitatori da tutto il mondo hanno potuto ammirare in anteprima la magnifica struttura nel cuore di Testaccio. Il museo, concepito come una sistema di piazze che iteragiscono con il quartiere, verrà aperto al pubblico a ottobre. Ed è qui l'unica nota dolente di un successo altrimenti straordinario. Oltre dieci anni per il taglio del nastro di una rete di musei che risulta strategica anche per un indotto economico finora assente, sono davvero troppi. Una lezione quella dettata dal Macro e dal Maxi ancora tutta da imparare.

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