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Abusi, mille testi per la verità

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Scuolabus a Rignano Flaminio

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 Una carica di mille testimoni per un dibattimento che, ancor prima di iniziare, conta già più di diecimila atti processuali. Tante sono le richieste dei testi da ammettere al processo sui presunti abusi sessuali all'asilo «Olga Rovere» di Rignano Flaminio che si aprirà giovedì prossimo al Tribunale di Tivoli. Dove sarà chiamato a sfilare buona parte del piccolo centro ormai alla ribalta da più di tre anni, diviso in due fra innocentisti e colpevolisti. Solo i difensori dei cinque imputati, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio (oltre al marito di quest'ultima, Giancarlo Scancarello) e la bidella Cristina Lunerti, hanno chiesto d'interrogare oltre 600 testimoni. Altre 193 sono le richieste presentate dal pm Marco Mansi, a sostegno delle accuse che, a seconda delle posizioni processuali, vanno dal sequestro di persona alle violenze sessuali aggravate e di gruppo agli atti osceni in luogo pubblico. E quasi altrettante sono le persone che hanno chiesto di convocare i sette legali delle famiglie dei 19 bambini costituitesi parti civili. Questi numeri hanno costretto il palazzo di giustizia tiburtino, dove c'è una sola piccola aula delle udienze, ad attrezzarsi in tutta fretta, allestendo un sistema-video a circuito chiuso con due maxi-schermi per il pubblico e la folta schiera dei cronisti (ospitati in biblioteca). Ma resta il problema-sicurezza della cittadina giudiziaria di via Arnaldi, più volte richiamato sia dal presidente, Bruno Ferraro, sia dal procuratore capo, Luigi De Ficchy. «Vedremo di intervenire - ha affermato il sindaco di Tivoli, Sandro Gallotti - ma, solo per attrezzare il sistema video, abbiamo già dovuto anticipare quasi 100 mila euro. Occorrerà stilare una convenzione con il ministero della Giustizia». Giovedì il collegio, presieduto da Mario Frigenti, sarà chiamato ad esprimersi non solo sull'ammissione dei testi, ma anche sull'autorizzazione a citare come responsabili civili il Comune di Rignano Flaminio e il ministero della Pubblica Istruzione, come richiesto dai legali Pietro Nicotera e Antonio Cardamone.

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