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Il serial killer uccideva per pochi spiccioli

Polizia

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Avrebbe ucciso sette volte iniettando alle anziane pazienti dosi mortali di insulina. Per qualche mancia o per incassare la percentuale sui funerali. Il contorno del presunto serial killer si riempie col volto di Angelo Stazzi, 65 anni, vedovo, padre di due figlie, ex infermiere al policlinico Gemelli di Roma, già arrestato lo scorso anno con l'accusa di aver ucciso la sua collega Maria Teresa Dell'Unto, 58 anni, sparita il 29 marzo di nove anni fa, i cui resti sono stati ritrovati il 25 novembre 2009 sotto terra, a Montelibretti, dove abitava Stazzi. Ieri alla Procura di Tivoli la Squadra mobile ha depositato l'informativa con la quale formalizza i sospetti sull'ex infermiere e in cui si riepilogano i delitti, i tempi, il contesto, la sagoma ricorrente delle vittime, descrivendo il presunto modus operandi omicida e il possibile movente. Aleggiano dubbio anche sulla morte della moglie. L'arco di tempo ricostruito dagli investigatori della squadre Cold case (casi freddi) va dal 2007 al 2009. Le donne erano pazienti di una clinica psichiatrica e malattie neurodegenerative tra Tivoli e Guidonia. Erano allettate. E Stazzi faceva l'angelo custode, il badante. Un'attività nata all'inizio per arrotondare lo stipendio e che invece, secondo l'accusa, sarebbe stata usata come il suo alibi migliore per dare la morte e farla passare per «causa naturale». L'arma usata, stando alle indagini, sarebbe stata una siringa con la quale avrebbe iniettato nelle vene delle poverette la dose mortale di insulina (in alcuni casi pare anche di aria, causando embolie letali, esattamente come faceva l'infermiera di Lecco, serial killer reo confesso, oggi sugli altari del carcere di San Vittore dove sposerà un detenuto). Il movente, ancora una volta, sarebbero stati i soldi. A Montelibretti, chi ha conosciuto Angelo Stazzi lo descrive come un soggetto che sapeva sedurre le persone, mettendosi quasi a loro totale disposizione, prodigandosi con la persona alla quale poi però chiedeva la contropartita: soldi, come ha fatto con Maria Teresa Dell'Unto. Sono state piccole somme (9 milioni delle vecchie lire), oppure la firma per fare da garante a prestiti personali. E qui emerge il volto in ombra di Stazzi, dell'uomo che amava il gioco, scommetteva. Ma che era anche attirato dalle donne. Le nuove presunte vittime non coincidono con la Dell'Unto. Stando ai risultati dell'indagine, qui le cifre ottenute sono ancora meno importanti, ma forse necessarie a Stazzi per i suoi bisogni: si parla di mance, soldi dati dai familiari delle pazienti, e di altri che avrebbe incassato dall'agenzia delle onoranze funebri alla quali lui indirizzava i familiari delle vittime per le esequie. Per la morte di Maria Teresa Dell'Unto, ieri il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ha inoltrato al Gip del Tribunale di Roma la richiesta di rinviio a giudizio di Angelo Stazzi. L'accusa: omicidio e occultamento di cadavere. I suoi legali replicano. «Angelo Stazzi non è un omicida né tantomeno è un omicida seriale - dicono gli avvocati Cristiano Pazienti e Cristiano Conte – Simili notizie che oltre ad essere del tutto infondate, spargono inutili e incontrollati allarmismi fra i cittadini. A tutela del nostro assistito riteniamo doveroso proporre una querela per diffamazione poiché la sua reputazione è stata più volte calpestata. La vicenda Dell'Unto - concludono - è cosa completamente differente rispetto a quanto viene ipotizzato. Stazzi è assolutamente estraneo ad un profilo di serial killer».

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