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Bombe carta contro la Federcalcio

Totti parla con l'arbitro Damato in Roma Sampdoria

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Un avvertimento dei tifosi al Palazzo del calcio. Lunedì notte, pochi minuti dopo l'una, sono state fatte esplodere due bombe carta davanti all'ingresso della Federcalcio in via Po, al civico 36. Tanta paura, ma nessuna conseguenza: gli ordigni hanno fatto scattare gli allarmi di tutta la zona ma non hanno causato danni all'edificio. Dopo le immediate segnalazioni della vigilanza e dei residenti, è intervenuta la Digos della Questura per accertamenti, trovando sul luogo dell'esplosione un volantino di rivendicazione con su scritto: «Sui nostri sogni avete guadagnato, Damato interista infame dichiarato - Roma chiede giustizia». L'episodio, quindi, probabilmente va ricollegato alla protesta portata avanti in questi giorni dalla tifoseria romanista dopo l'arbitraggio di Damato nella gara con la Sampdoria, disputatasi domenica scorsa all'Olimpico. Il fischietto di Barletta, «sospettato» di essere un tifoso dell'Inter e quindi contrario allo scudetto giallorosso, non ha concesso due calci di rigore alla Roma domenica sera, scatenando la protesta della presidentessa Sensi e del dirigente Giampaolo Montali. Il tifo romanista è in fermento. Venerdì mattina è previsto un sit-in davanti al palazzo della Figc. Finora su Facebook circa 1.500 le adesioni. La Digos sta monitorando i social network su internet e le radio private: le curve virtuali su cui sta montando la protesta. Al momento si parla di un'iniziativa pacifica, ma c'è un precedente che tiene in apprensione le forze dell'ordine. L'11 maggio 2000 furono i tifosi laziali a presentarsi in massa sotto la sede della Federazione dopo l'errore dell'arbitro De Santis in Juve-Parma, che sfavorì i biancocelesti nella volata scudetto. Quella mattina scoppiò il caos nelle zone adiacenti a via Veneto davanti ai turisti impauriti, tra molotov, lanci di uova, bottiglie e lacrimogeni. Un pomeriggio di ordinaria follia per una manifestazione nata in modo pacifico ma che si trasformò in una vera e propria guerriglia.  

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