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"Ho sparato per difendermi"

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La tabaccheria rapinata in via Gregorio XI

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Adesso la famiglia Gaeta ha paura. Al padre Luigi trema ancora la voce quando rivive quegli attimi con la mente. L'ennesima rapina, «la quinta in soli tre mesi». Ora si sente indifeso. Abbandonato. «Chi non è mai stato rapinato non può capire il senso di panico che si prova». Il figlio Marco, 25 anni, è ancora sotto shock quando racconta ai carabinieri i minuti di terrore vissuti lunedì sera nella tabaccheria di famiglia in via Gregorio XI: «Ho sparato per difendermi. Mi hanno puntato la pistola contro, così ho agito d'istinto e ho fatto fuoco». Vivere o morire. Veri attimi di panico. I due banditi erano appena usciti dal negozio. Marco li ha inseguiti con la pistola in pugno. Ma ha aperto il fuoco solo quando i rapinatori si sono girati di scatto con la pistola puntata. In quella frazione di secondo aveva solo due scelte: anticiparli o farsi sparare. Ha scelto di difendersi. I due rapinatori sono scappati su uno scooter. Uno dei due proiettili sparati dal giovane ha colpito di striscio Michele Corcione, il medico di base di 73 anni, cliente abituale della tabaccheria, che stava passando di lì in auto. Fortunatamente non è grave. Ieri ha passato la giornata in ospedale assieme ai parenti. Lunedì sera la tabaccheria di via Gregorio XI è stata rapinata due volte nel giro di un'ora. Alle 19.15 un bandito col casco in testa e una sciarpa sul volto si è fatto consegnare l'incasso della giornata. Tre quarti d'ora dopo, la seconda rapina. Ma, a quel punto non c'erano più soldi. In quel momento, nel negozio c'erano padre, madre e figlio. Hanno cercato di spiegare che non avevano più niente, che i rapinatori erano stati preceduti da altri loro «colleghi» neanche un'ora prima. Ma i banditi non ci credevano. «Ci hanno puntato la pistola al collo - racconta il titolare della tabaccheria - hanno minacciato di spararci, cosa dovevamo fare? Noi non reagiamo mai, ma ci sono dei momenti in cui uno è costretto a difendersi». Nel quartiere tra via Boccea e via Aurelia essere rapinati è diventata quasi un'«abitudine». Ma il tabaccaio non ci sta: «La verità è che in questo Paese non siamo difesi, e poi ci si sorprende quando accadono cose del genere». Al momento il figlio Marco non è indagato. La pistola è regolarmente denunciata. Prima di decidere su un'eventuale provvedimento, i carabinieri della compagnia Trastevere guidati dal maggiore Stefano Ranalletta continueranno a cercare i rapinatori, per ricostruire, anche secondo il racconto dei testimoni, cosa sia realmente accaduto. I militari stanno visionando le immagini delle telecamere che ci sono nella strada. Ma, dalla prima ricostruzione, quello del giovane appare con un atto di legittima difesa.

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