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Il criminologo: «Griffe meno care e chioschi per il made in Italy»

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Leha messe a punto il criminologo Vincenzo Mastronardi, docente di Psicopatologia e direttore dell'Osservatorio dei comportamenti e della devianza presso la Facoltà di Medicina all'università La Sapienza di Roma. L'Istituto per la produzione industriale e l'Alto commissariato per la lotta alla contraffazione (ministero Attività produttive) lo hanno ingaggiato per affilare le armi di questa guerra psicologica. Il prof ha riunito 500 giovani colleghi e ha tracciato il profilo dell'acquirente, proprio come si fa coi criminali: anche perché comprare merce falsa è reato. Le sorprese non sono mancate. Il consumatore è soprattutto donna, dai 19 ai 35 anni, la casalinga sopra i 59, l'anziano con le tasche leggere. «In ordine decrescente – spiega Mastronardi – le ragioni di chi compra il contraffatto sono perché è conveniente (30%), si trova roba bella (20%), di facile reperibilità (18%), percentuale alla pari con la scadente qualità del prodotto: così se si rompe si butta via senza troppo dispiacere». Questi valori quasi coincidono con le motivazioni di chi non compra merce taroccata. «Il 38% - prosegue il criminologo – dà importanza alla qualità della merce, solo il 29% perché ha paura di essere scoperto e il 20% perché non vuole favorire la criminalità». Le proposte in campo. «Vanno bene i controlli, ma bisogna confezionare spot contro la contraffazione da divulgare su mezzi pubblici di trasporto e centri commerciali». Il criminologo poi indica due strade obbligate: «Le griffe devono produrre articoli di qualità ma a un prezzo inferiore, le cosiddette linee "fly”, e – conclude - occorre scendere sul campo degli abusivi, vendere in strada e sui marciapiedi, allestendo chioschi del "made in Italy"». Fab. Dic.

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