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"Il poker? È solo matematica"

Dario Minieri, 25 anni

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Appena maggiorenne aveva già vinto una Porsche. Senza neppure avere la patente. Oggi che di anni ne ha 25 i siti internet specializzati lo accreditano di un prize money complessivo di circa due milioni di dollari. Dario Minieri, romano classe '85, nome d'arte «Supernova», ha fatto del poker americano la sua vita. Si siede ai tavoli verdi di mezzo mondo: carte e fiches sotto il naso, la sciarpa della Roma al collo e gli occhiali da sole inforcati. «Ma non è un questione di scaramanzia - si schermisce - Né c'entra il tifo. Indosso la sciarpa giallorossa per ricordarmi sempre da dove vengo, quali sono le mie origini. Girando per il mondo ho acquisito una consapevolezza: nessuna città è più bella di Roma, la capitale del mio bellissimo Paese. Ecco, la sciarpa romanista per me è una forma di patriottismo». Guai però a chiedergli dei guai dei cugini laziali. La risposta è infatti laconica: «Sono romanista, è normale che voglia vedere la Lazio in serie B». Come ha iniziato la carriera di giocatore di poker? «A 18 anni ho iniziato a giocare con gli amici a poker americano. Dopo poco ho iniziato a partecipare ai tornei di Texas Hold'em su internet. Il poker americano mi è subito piaciuto: è tutto matematica e psicologia». Matematica? «Sì, se non sai calcolare le probabilità non puoi vincere. Ad esempio, andando all-in con asso-kappa hai il 50% di possibilità di portare a casa il piatto». Quindi il poker è solo una questione di probabilità? «Diciamo che giocare al Texas Hold'em comporta una soglia di rischio inferiore a quella di una teresina secca. Il poker non è un gioco d'azzardo. Ripeto: è psicologia e calcolo percentuale. Il giocatore bravo è quello che sa che carte hanno gli avversari, quello che sa leggere veramente la mano». La mano che più l'ha emozionata in vita sua? «Sono andato a vedere la quinta carta con Jack e una carta alta, credevo che il mio avversario avesse in mano una scala mancata... E in effetti aveva proprio una scala a incastro mancata. Ho letto benissimo quella mano, vinta con un Jack....» Dov'è nato? «Roma 70, vicino all'Eur». E dove vive oggi?  «In viale Marconi». Che rapporto ha con la sua città? «Bellissimo, davvero bellissimo. Non so stare senza Roma e quando viaggio mi manca. È la città più bella del mondo». Quanto ha vinto veramente? «Non ho mai fatto il conto... Diciamo quanto basta per continuare a girare il mondo giocando a poker». Che consiglio si sente di dare ai tanti ragazzi che vogliono percorrere le sue orme? Il gioco può essere un brutto vizio. «Chi ha il vizio ce l'ha anche giocato al Bingo o al Superenalotto. È una malattia mentale, non c'entra il poker. Il nostro è un gioco che permette di socializzare, di fare amicizia. Ai ragazzi do questo consiglio: vivete la vostra passione con semplicità, con tanta voglia di socializzare e senza esagerare».

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