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Genitori dei disabili in rivolta "I nostri figli senza assistenza"

Un momento della protesta

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L'assistenza ai loro figli disabili è stata «tagliata». Meno ore di riabilitazione, niente più servizio mensa, trasporto a domicilio ridotto. Allora hanno deciso di scendere in piazza. Con cartelli e striscioni ieri pomeriggio si sono presentati davanti alla Prefettura. I genitori dei disabili fisici e psichici assistiti nei centri ex Anni Verdi, ora gestiti dal Consorzio Ri.Rei., non ne possono più. Chiedono un'«assistenza decente», perché «l'handicap è un impegno, non un business». In piazza Santi Apostoli c'erano i familiari dei disabili delle strutture di via Majorana, di via Dionisio e del centro di Santa Severa. Una cinquantina di manifestanti che speravano di incontrare il prefetto Pecoraro. Niente da fare. Solo due genitori sono stati ricevuti dal vicecapo di gabinetto Clara Vaccaro. «Ci ha detto che è la Regione a dover provvedere - racconta Anna Maria Contona - e che loro non possono fare nulla». Ma per l'ex prefetto e senatore del Pd Achille Serra invece non c'è tempo da perdere: «La situazione è tragica. Il servizio va subito affidato alla Asl». I centri Ri.Rei. sono sei, quattro a Roma, uno a Lavinio e uno a Santa Severa. Ospitano e curano 1.100 disabili. In quello di via Majorana e di via Dionisio l'orario è stato ridotto: 8.30 - 12.30. Prima l'assistenza veniva garantita fino al primo pomeriggio, pasto compreso. Il servizio di trasporto è stato limitato ai soli assistiti nelle Asl di competenza (RmD per Majorana e RmB per Dionisio). I genitori sono esasperati: «I nostri figli sono disabili gravi - spiega Annamaria Sibilio - con la riduzione dell'orario in pratica non fanno più terapia». «Prima avevano tempo anche di fare ginnastica e di andare in piscina per la riabilitazione - racconta Elda, sorella di un disabile - adesso non fanno più nulla. In 27 anni non si era mai arrivati a questo punto». Per solidarietà ieri c'erano anche gli assistenti. Sandro non prende lo stipendio da due mesi: «Noi facciamo in modo che non manchi niente. Ma non è facile lavorare nell'incertezza». Per i vertici del Consorzio questo «stato di intollerabile sofferenza e disagio è causato dalla Regione che non riconosce le attività sanitarie svolte, motivo per cui non vengono pagate le fatture relative ai servizi resi dal primo agosto». Alcune delle strutture in questione, però, non hanno superato l'ispezione dei carabinieri del Nas e dell'Agenzia di sanità pubblica. A Santa Severa i Nas hanno riscontrato «numerose difformità rispetto ai requisiti minimi e insufficienti condizioni igienico sanitarie». Un genitore ieri si sfogava: «Abbiamo dovuto comprare noi l'orzo, la carta igienica e l'albero di Natale».

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