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Il riparatore e il parà Di vero c'è solo la truffa

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.Un falso operaio, una finta vicina, un paracadutista posticcio. Tre storie, tre truffe. Tre vicende che dimostrano come, al contrario di quanto sostiene il proverbio, l'abito fa il monaco. Sono avvenute in altrettante zone della città, per vittime anziani o ignare casalinghe. Cominciamo dal centro storico. Da alcuni mesi gli agenti erano alla ricerca di un uomo che si presentava alla porta delle sue «prede» come dipendente di una ditta di manutenzione di frigoriferi, incassava il denaro e quindi spariva nel nulla. Nel mirino dlel'uomo era finito addirittura, e con successo, un istituto di suore. L'ultimo episodio denunciato ha avuto per protagonista una massaia che si era rivolta a una nota ditta di manutenzione per riparare il frigorifero, prendendo il numero di telefono da un giornale di annunci. La donna ha consegnato 500 euro all'operaio che avrebbe dovuto sostituire il motore del frigorifero e invece non si è più fatto vedere, rendendosi introvabile anche telefonicamente. Gli investigatori del commissariato Trevi, dopo un attento lavoro di analisi sui fatti similari accaduti in passato, hanno individuato come presunto responsabile un noto pregiudicato, M.M. di 38 anni, riconosciuto con certezza dall'ultima vittima come l'operaio fantasma. L'uomo, è stato denunciato. E veniamo al secondo caso. Di solito, nella metropoli «fredda e indifferente», non conosciamo bene neanche il nostro dirimpettaio di pianerottolo. Ma può accadere che il nostro vicino di casa sia particolarmente gioviale e socievole. E, se ci è successo quello che è successo a due anziani di Monteverde, è meglio sembrare misantropi e asociali che essere imbrogliati. «Sono la nuova vicina del piano di sopra e sono venuta da poco ad abitare qui, volevo conoscervi»: così si è presentata una donna sui 25-30 anni nell'appartamento dell'ottantaquettrenne Paolo T. e della moglie settantaseienne Maria. Quindi, con l'aiuto di un complice, li ha derubati. Si è introdotta in casa, ha lasciato la porta socchiusa alle sue spalle e si è messa a chiaccherare con i due «vecchietti» dopo aver chiuso la porta della sala perchè «faceva corrente». Nel frattempo l'altro truffatore si è impossessato di gioielli e banconote che erano sul comodino della camera da letto, mettendo sottosopra i cassetti. La padrona di casa, a un certo punto, si è insospettita e ha scoperto il furto. A quel punto ha allontanato bruscamente la ragazza, ma ormai il danno era fatto. L'episodio - denunciato ai carabinieri - non sarebbe il primo che avviene nel quartiere. Altre persone, sempre di una certa età, hanno raccontato di aver subito furti da parte di due donne entrate nel loro appartamento con uno stratagemma simile. L'ultima storia di imbrogli, bugie e travestimenti è la meno grave. Il protagonista suscita quasi tenerezza rispetto all'atteggiamento rapace dei truffatori doc. Si tratta di un giovane uomo che non riusciva a trovare un appartamento in affitto in un quartiere, la Cecchignola, abitato da numerosi militari e dai loro familiari. Per questo il trentunenne ha pensato bene di «riesumare» la sua vecchia divisa, non restituita a fine leva. E ha perlustrato il comprensorio della «Città Militare» con addosso l'uniforme da tenente e, in testa, il basco amaranto della Folgore. Non aveva più, però, mostrine e distintivi, e ciò ha insospettito un frequentatore di corso alla Scuola del Genio, che ha dato l'allarme a una pattuglia di carabinieri. L'uomo è stato denunciato per usurpazione di titoli o di onori. Ma, almeno lui, in fondo, non voleva rubare niente a nessuno.

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