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L'Ara Pacis a colori farà il bis

L'Ara Pacis

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I colori dell'Ara Pacis illuminano Roma. Ieri sera, grazie a un'iniziativa promossa dal Comune in collaborazione con il gruppo Gros e l'azienda capitolina Zetema, gli antichi marmi dell'altare di Augusto sono tornati a splendere. Una folla di turisti e cittadini non è mancata a questo imperdibile appuntamento con l'arte, assiepandosi addirittura oltre i vetri della teca. L'evento, a ingresso gratuito, si è diviso in due momenti, il primo dedicato agli addetti ai lavori, il secondo ai cittadini. Alle 21, l'accensione dei proiettori sulle note della colonna sonora de «Il gladiatore», alla presenza del sindaco Gianni Alemanno. «L'Ara Pacis è un luogo magico per Roma, di pacificazione e incontro per tutti», ha detto il primo cittadino che auspica, per il prossimo 21 aprile, in occasione del Simposio delle religioni mediterranee, di ripetere l'evento. «Grazie alla tecnologia - ha detto ancora Alemanno - riscopriamo la Roma del passato e guardiamo alla città del futuro». È infatti grazie a un sofisticato sistema di illuminazione virtuale, costato 70 mila euro, che i rilievi marmorei delle facciate orientale e occidentale del recinto esterno hanno riacquistato gli originari colori, o meglio, quelle che gli esperti ritengono essere le antiche tonalità delle sculture. Così, i pannelli raffiguranti «Enea sacrificante ai Penati», il «Lupercale», la «Tellus» e la «Dea Roma» sono stati ammirati per la prima volta dal pubblico nelle loro sfumature di rosso pompeiano, di verde e di azzurro. L'esperimento, tentato nel biennio 2007/2008, è stato mostrato con successo il 23 settembre dello stesso anno, giorno del Natale di Augusto. L'intenzione dell'assessorato alla Cultura e della sovrintendenza comunale, guidati rispettivamente da Umberto Croppi e Umberto Broccoli, è di illuminare di nuovo le pareti dell'Ara Pacis in altre occasioni legate alla storia della città. Dalla presentazione dell'esperimento nel 2008 a oggi, è stato effettuato un nuovo ciclo di ricerche per affinare la tecnica di proiezione, eseguite dai laboratori scientifici dei Musei Vaticani. Gli esperti, in questo lasso di tempo, hanno potuto verificare l'esistenza di colore sull'altare e su alcuni suoi frammenti mai restaurati e in parte mancanti perché non reinseriti nella ricostruzione del 1938, grazie alle tecniche di proiezione. La scelta delle singole tinte è stata operata sulla base di confronti con la pittura romana, specialmente pompeiana, condotti su monumenti più recenti e influenzati dall'Ara Pacis, e ricerche cromatiche svolte sulle architetture e sulla scultura grecoromana. In particolare, come precisato dal responsabile delle aree archeologiche del centro storico Giovanni Caruso, si è scelto di rafforzare l'intensità dei colori come gli azzurri, i verdi del fregio vegetale e i rossi della corazza di Marte e della tunica di Madre Terra. Studi approfonditi, inoltre, hanno evidenziato la grande quantità di elementi arborei come ramoscelli, viticci e palmette, tra cui trovano spazio piccoli animali, nei quattro fregi alla base dei pannelli.

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