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L'altolà dei tassisti: "Forse si è trattato di un regolamento"

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«Indifferenza? Dipende chi hai davanti». Sotto la pensilina della stazione Termini, sul marciapiede dei taxi nessuno si sente un vigliacco, nessuno dice di sapere quello che è successo due domeniche fa. I conducenti dicono però quello che accade ogni giorno. «Termini è imprevedibile - dice uno - vai a intuito. Dai un'occhiata a chi vuole salire e ti fai un'idea. Può essere giusta, oppure sbagliata: durante il tragitto tira fuori la pistola, te la punta alla tempia e chiede i soldi che hai in tasca». «È assurdo che nessuno abbia mosso un dito? Non lo - commenta un altro. Sono le 12 passate e ho incassato solo 40 euro». Non si parla di bande di romeni che bazzicano Termini per ripulire passeggeri e pendolari. «Non subiamo minacce - riferisce un altro tassista - questa gente non ci spaventa». Eppure la notte dell'8, con le quattro auto che erano ferme e la gente che stava attorno, nessuno si è fatto avanti per evitare quel massacro. «Non so quanto sia vittima quello che le ha prese - sibila un conducente - Quando va giù così duro forse c'è un'altra ragione. Chissà: forse quei due volevano fargli pagare qualcosa. Ma sono supposizioni. Io faccio il tassista non il poliziotto. A noi i romeni non ci accoltellano a Termini». «L'aggressione subita dal turista straniero alla stazione Termini - interviene il vicepresidente del Consiglio comunale, Samuele Piccolo - è di una gravità estrema perché avvenuta davanti a decine e decine di persone e ci fa capire quanto ci sia ancora da lavorare in termini di sicurezza nella nostra città. Un'aggressione che ferisce i romani e la sua immagine di capitale mondiale. Mi auguro che i due delinquenti romeni possano scontare per intero la pena che verrà loro comminata e - soprattutto - che la possano scontare nel loro Paese d'origine e nelle loro carceri che non credo siano da paragonare alle nostre».

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