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Aggressione a Termini, presi i balordi

Il dirigente della Polfer Carlo Casini mentre mostra l'arma del delitto

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Massacrato davanti alla gente, di fronte la biglietteria della stazione Termini, sul marciapiede dei taxi, dopo essersi infilato nel bagagliaio di uno di questi con il conducente al volante che non ha mosso un dito, né ha premuto sull'acceleratore per salvare la vittima dal pestaggio. È la Roma violenta e indifferente. Un volto della capitale che si rafforza nei tratti, diventa sempre più nitido, rivelando un cambiamento profondo nei connotati di questa città congelata dal terrore dell'altro, cruento e magari straniero. Come in questo caso. La vittima infatti è un ragazzo di 37 anni, straniero, forse romeno: agli agenti del Compartimento della polizia ferroviaria del Lazio ha detto che aveva paura di sbandierare ai quattro venti la sua nazionalità, e il dirigente Carlo Casini per motivi di sicurezza lo ha accontentato, non rivelandola ai giornalisti. I due rapinatori arrestati l'altro ieri sono romeni: Dan Jorghe Marlan, 33 anni, e Lungu Robert, di 23, entrambi senza fissa dimora, con precedenti di polizia e con rifugi notturni: il primo vicino all'ospedale San Camillo, l'altro nella zona di Gregorio VII. Gli investigatori della squadra giudiziaria del responsabile Massimo Bruno hanno lavorato sette giorni per risolvere il giallo. La violenza scatta un'ora e venti dopo la mezzanotte di domenica 8. Sembra un regolamento di conti. Una delle oltre trecento telecamere piazzate alla stazione Termini filma tutto, scena dopo scena. La prima: parte l'agguato. Uno dei due balordi sferra un pugno al fianco della vittima. Il ragazzo accusa il colpo poi fugge come un lampo lasciando scivolare in terra il giaccone che ha indosso (raccolto forse da un terzo complice, ora ricercato), come se volesse saziarli. I due tentano di allungare un calcio, ma la preda è più veloce a evitarlo. In quel momento sotto la pensilina della stazione ci sono sei taxi. Il rapinato si fionda su uno di questi, apre il portellone posteriore e si nasconde nel portabagagli, con l'autista al volante che non muove un dito. Due taxi partono, senza fretta: in sosta ne restano quattro, circondati dalla gente che non fa niente per difendere l'aggredito: né un urlo, né una telefonata alle forze dell'ordine. I due inseguono il poveretto, lo afferrano e lo tirano fuori dall'auto massacrandolo con calci e pugni, procurandogli fratture dello zigomo, del setto nasale, traumi al torace e altre escoriazioni. I medici del pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni gli prescrivono trenta giorni di prognosi, da rinnovare alla successiva visita. La rapina ha reso poco: giaccone e cellulare. Quella notte la vittima denuncia tutto, racconta alla Polfer quei minuti infiniti, confermati anche dal tassista al volante che ha detto di non essersi reso conto di nulla. Passano pochi giorni. I due romeni risalgono al numero di casa della vittima e lo minacciano: «Non dire niente alla polizia o ti cuciamo la bocca con il fil di ferro». Partono le indagini, alla vecchia maniera. Il video aiuta poco. L'altro ieri l'arresto. Marlan era in una sala giochi di Trastevere. Dormiva con un coltello a portata di mano con una lama lunga 40 centimetri.

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