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Acea, il Campidoglio non sarà più socio di maggioranza

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Siapre oggi la partita più importante per l'economia capitolina. L'annuncio dell'assessore comunale al Bilancio, Maurizio Leo, sulla cessione da parte del Campidoglio di una quota importante di Acea spa, ha infatti ufficializzato quanto già discusso nell'assembela dei soci qualche giorno fa: «Il Comune che oggi ha il 51% di Acea spa - ha detto Leo intervenendo al consiglio direttivo della Fedilter - dovrà scendere del 21%». Ad imporlo, sia chiaro, è l'articolo 15 (comma 4d) del decreto legge n. 135 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 25 settembre e che, di fatto, altro non è che l'adeguamento alla disciplina comunitaria «in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica». Addio insomma al monopolio e agli affidamenti diretti, a partire dal 31 dicembre 2012 anche acqua e luce dovranno essere sottoposte a procedure di affidamento ad evidenza pubblica. Il termine in verità sarebbe il 31 dicembre 2011 ma per Acea, società quotata in borsa, la legge prevede un anno di «proroga». Anzi. Qualora la partecipazione pubblica (ovvero il Comune di Roma) «venisse ridotta, anche progressivamente - recita il comma 4d - fino ad una quota non superiore al 30%, l'affidamento diretto dei servizi pubblici potrebbe cessare alla scadenza prevista nel contratto di servizio». Probabile quindi sia sempre l'Acea a controllare e a gestire acqua e luce. Ma in una forma diversa. Un «cambio di pelle» che significa il 21% della prima società capitolina, e tra le prime in Italia, in mano a uno o più privati. «L'intenzione - ha ribadito ieri l'assessore Leo - è quella di cedere il 21% ma di assicurare comunque il controllo, che non sarà di diritto ma per influenza dominante». Decifrare le parole dell'assessore è forse più semplice di quanto sembra. Una delle «vie d'uscita» allo studio dei tecnici per salvare il controllo su una gestione come quella dell'acqua, che ricordiamo è bene essenziale, sarebbe quella di «aprire» quel 21% alle fondazioni private. Una sfida, questa, ancora tutta da pesare.

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