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Botte e vernice, raid alla Croce rossa

Vernice rossa contro la Cri

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Cinque secchiate di vernice rossa contro i muri del Comitato provinciale della Croce Rossa. E decine di volantini lasciati a terra: «Nella tua città c'è un lager, chiudiamo il Cie (Centro di identificazione ed espulsione per gli extracomunitari, ndr) di Ponte Galeria». Gli investigatori della Digos stanno abattendo le piste della sinistra radicale e anarchica. In via Ramazzini il raid è scattato alle 9 di mattina. Racconta un testimone, Max, ragazzo trentenne che era nel cortile della Cri con la moglie e il cane. «Li ho visti. Sono arrivati su due macchine, una Punto color canna di fucile e una Peugeot blu. Sono scesi quattro uomini e tre donne. Uno di loro, calvo, teneva un telo e dietro, nello spazio verde dello spartitraffico, gli altri si cambiavano: si sono tolti i vestiti che avevano indosso e si sono vestiti di nero. Hanno abbassato il cappuccio delle felpe, indossato i passamontagna e sono entrati nella sede del Comitato». Contando le telecamere, l'area sembra un fortino. Ma gli obettivi servono a poco: vedono e non registrano. Trasmettono l'immagine sui display all'ingresso, presidiato da un vigilante. La prima secchiata ha colpito la scritta della Cri all'entrata. I sette hanno percorso una decina di metri in salita, sono arrivati sul cortile e hanno effettuato i successivi lanci: tre sui muri e uno dentro il corridoio. Poi hanno preso a calci un'ambulanza. Il vigilante che era lì - della «Metronotte Città di Roma» - ha cercato di fermarli, e ha preso botte. Prima di andar via i sette hanno lanciato i volantini: «Chi gestisce un lager è una carogna. Il vostro volontariato vuol dire sevizie e torture. Croce Rossa italaiana assassini!». «Io ho fatto solo il mio dovere - dice il vigilante, Marco N., 57 anni - All'inizio non mi sono reso conto poi ho visto quelle persone incappucciate e sono uscito. Ho fermato una ragazza ma mentre cercavo di immobilizzarla sono arrivati in tre e mi hanno assalito alle spalle. È iniziata una colluttazione e poi sono scappati via. Mi hanno ferito all'occhio, alla spalla e in faccia». Sconcertati i commenti. La commissaria provinciale della Cri, Antonella Piacente, parla di «atto vile, dello stesso genere che si è visto prima delle elezioni. Ci accusano di essere presenti al Cie di Ponte Galeria: siamo lì per aiutare, come siamo nei campi nomadi e altrove, in Italia e all'estero». Stesse parole le usa il sindaco Gianni Alemanno. L'assessore comunale ai Servizi sociali, Sveva Belviso, lo definisce «atto inqualificabile». «Un attacco sconsiderato contro in simbolo dell'impegno sociale» per il presidente della commissione comunale Sicurezza, Fabrizio Santori. Il raid ha fatto notizia anche tra i palazzi del governo. Il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, con delega alla Croce Rossa, lo considera «un episodio teppistico perpetrato in nome di una presunta solidarietà». Netto il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro: «È un atto terroristico perché si pone come obiettivo lo scardinamento di ogni regola di civile convivenza seminando odio e violenza politica».

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