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Dai primi passi di break dance sotto Galleria Colonna alla rabbia metropolitana

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Nascelì il movimento rap e hip hop romano che ha in Mc Shark, Dj Chino e Ince One i «padri fondatori». In oltre vent'anni di storia, il movimento capitolino ha assunto una sua fisionomia ben delineata. La voce delle borgate, storie di vita metropolitana: il rap a Roma racconta, così come avviene oltreoceano, ciò che «accade intorno». Utilizzando spesso il dialetto romanesco i testi raccontano di periferie difficili in cui droga e violenza sono il pane quotidiano. Gruppi come Colle der Fomento, Flaminio Maphia, negli anni '90 diventano punti di riferimento per tutto il movimento a Roma e non solo. C'è spazio anche per un filone più politico in cui gruppi come gli Assalti Frontali (di cui farà parte anche il cantante Neffa) e Villa Ada Posse rappresentano i caposcuola. Il fenomeno, sul finire degli anni '90, vive anche una fase «commercialè» grazie al rapper Piotta che con il pezzo Supercafone raggiunge la notorietà a livello nazionale riuscendo a vincere anche un disco di platino. Con il nuovo millennio la scuola romana continua ad essere molto attiva con la nascita di nuovi gruppi come i Cor Veleno, Truceklan, Gente De Borgata e Noyz Narcos che si ispirano all'ala più dura del movimento rap americano, uno per tutti l'estremo 50 Cent, infarcendo i testi delle canzoni di storie di violenza, sesso estremo e uso di sostanze stupefacenti e utilizzando internet come strumento di diffusione. Anche gli appuntamenti dei concerti-paravento per lo spaccio di droga venivano postati sui social network. Serate caratterizzate da musica con testi violenti. Ma sopratutto tanta droga (hashish, cocaina e marijuana) che finiva nelle tasche anche di giovani di buona famiglia.

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