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Colosseo, mobilitazione a oltranza «Ora mantengano la parola data»

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Lesette guardie giurate sono scese dal Colosseo. Ma il presidio ai piedi del monumento continua. Una mobilitazione pacifica, autorizzata dalla Questura, senza la tensione dei giorni scorsi. «Una tregua destinata a durare, se rispetteranno la parola data», garantiscono le Rdb, una delle tre sigle sindacali che assieme a Sdl e Cisal hanno sostenuto la protesta. I 300 dipendenti dell'Istituto vigilanza dell'Urbe, infatti, sono «pronti a modificare l'azione di protesta se necessario», ha detto Massimo Fofi della Federazione nazionale Rdb. Hanno ricevuto l'assicurazione che il Governo si impegnerà a trovare una soluzione e aspettano per l'inizio della prossima settimana la convocazione per un incontro che metta la parola fine a questa situazione e garantisca loro un «posto di lavoro sicuro». Martedì sera, appena scesi dal Colosseo, i sette hanno voluto lanciare un segnale: «Siamo scesi per collaborare. Il sindaco Alemanno ci ha dato la sua parola. Ma questa è l'ultima volta che diamo credito alle promesse», ha avvertito Sergio dalla barella all'ospedale San Giovanni dove si trovava assieme ai suoi compagni di lotta. Le parole di Giorgio Gori, il «gladiatore 1», il primo ad abbandonare il terzo anello, lasciano capire che lo spirito di collaborazione è sincero: «Non ho il rimpianto di essere sceso, confido nelle promesse che ci hanno fatto le istituzioni. Per anni ho portato una divisa, ho giurato davanti al prefetto e se lui ci richiama all'ordine, allora le regole vanno rispettate». Ieri pomeriggio i «sei gladiatori» (il settimo si sentiva ancora poco bene) al loro arrivo al Colosseo sono stati accolti da colleghi e famiglie con cori e applausi scroscianti. Ormai sono dei beniamini, coloro che sono riusciti a sbloccare una situazione che ormai sembrava perduta. La nuova società Vigilanza spa ha già riassorbito circa 650 dipendenti dell'Istituto vigilanza dell'Urbe, commissariato due anni fa dopo una sentenza del Tribunale fallimentare. I trecento che non hanno accettato il passaggio sono ancora senza lavoro. La nuova società ha prorogato i tempi per l'assunzione (scaduti a metà agosto), ma loro non ne vogliono sapere di «essere privatizzati». Adesso non resta che attendere. «L'aspetto più difficile della vicenda è trovare una soluzione possibile giuridicamente e soddisfacente per tutti», ha detto il vicesindaco Cutrufo che assieme a Regione e Provincia ha partecipato alle trattative in prefettura. Infatti i sindacati sono divisi. Secondo Cgil, Cisl e Uil, che non condividono i motivi della protesta, i «dissidenti» farebbero bene ad accettare l'assunzione nella nuova società. Un passaggio che per gli «irriducibili», invece, significherebbe acconsentire ad una perdita economica e dei diritti acquisti negli anni.

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