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Affitti e botteghe storiche Serve una boccata d'ossigeno

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Ilcommercio capitolino è il settore che sta soffrendo di più dell'attuale crisi economica. «Le chiusure che avevamo previsto si sono purtroppo verificate nella prima parte di quest'anno – dice Valter Giammaria, presidente della Confesercenti provinciale – temo che dopo la pausa estiva assisteremo ad altri fallimenti delle imprese e alla perdita di molti posti di lavoro del comparto, perché anche i saldi appena finiti e sui quali avevamo posto molte speranze non hanno dato i risultati sperati». Da tempo la Confesercenti lamenta problematiche del settore commercio «troppo a lungo ignorate dalle istituzioni». «Il commercio a Roma è un settore portante dell'economia capitolina – incalza Giammaria – questa crisi era stata prevista e noi avevamo chiesto politiche adeguate a sostegno delle aziende. Ci sono stati invece interventi sporadici che non hanno risolto annose questioni come il caro affitti, la tutela delle botteghe storiche, l'aumento incontrollabile della grande distribuzione organizzata». Un piano del commercio per riportare equilibrio tra grande e piccola distribuzione è stato annunciato dal sindaco Alemanno entro la fine dell'anno. «Ma nel frattempo? - si chiede con una punta di polemica Giammaria – è stato dato il via libera alla costruzione di altri due grandi centri e altri sono in programma perché approvati dalla precedente amministrazione e non possono essere fermati». Prima del piano, dunque, «chiuderanno certamente altre centinaia di attività commerciali e le chiusure interesseranno il centro come il resto della città». Di crisi si parlerà ancora per almeno altri sei mesi, secondo Roberto Polidori presidente della Federabbigliamento-Confcommercio, poi forse il commercio capitolino potrebbe risollevare la testa lasciando però indietro chi non ce l'ha fatta. «Non ci è dato prevedere con esattezza quante attività chiuderanno – spiega Polidori – la crisi c'è, i consumi sono praticamente fermi e la spesa per i beni non necessari come ad esempio l'abbigliamento è in questi casi la prima a ridursi». Da qui «una selezione quasi naturale delle attività». «Nel senso che – precisa il leader della Federabbigliamento – i più forti, quelli che hanno investito maggiormente nella qualità, saranno i "sopravvissuti". Non è però un male assoluto secondo Polidori soprattutto perché, dice, «non credo ci sia davvero pericolo che i piccoli negozi spariscano a favore della grande distribuzione organizzata». Più difficile essere ottimisti pensando al problema occupazionale. Le chiusure che già ci sono state e quelle previste si ripercuoteranno, inevitabilmente, sui lavoratori. «I più a rischio sono i precari perché lo abbiamo visto anche da questi saldi estivi, non ci sono praticamente state richieste di nuovo personale come invece di solito accade quando si prevede un aumento della clientela e molti contratti scaduti non sono stati rinnovati». Preoccupato anche il Direttore della Cna di Roma Lorenzo Tagliavanti: «Le attività artigianali stanno via via scomparendo e il fenomeno è visibile soprattutto nel centro storico. Questo è un danno per l'economia della città e per l'immagine di Roma che ha proprio nell'artigianato di qualità uno dei suoi settori di eccellenza». Ma il momento più difficile deve ancora arrivare, secondo Tagliavanti. «I dati a nostra disposizione ci dicono che negli ultimi mesi una richiesta di finanziamento su quattro presentata dagli artigiani è stata respinta. Significa che su circa 67.000 imprese ce ne sono tra le 3.500 e le 4.000 in crisi di liquidità». Le banche, infatti, hanno stretto i rubinetti del credito «solo da settembre in poi potremmo davvero avere un'idea delle ripercussioni sulla vita delle imprese». Dam. Ver.

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