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Ventiquattro su quattrocento davano lavoro in «nero» E oltre la metà non rilasciavano scontrini e ricevute fiscali.

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Oviettivo:contrastare il fenomeno del lavoro sommerso e a verificare il rispetto delle norme in materia di «comportamento» fiscale. Nel corso dell'attività ispettiva, che si è protratta per quattro giorni, sono state controllate 400 imprese: 24 quelle con dipendenti non in regola. Individuati, inoltre, 54 lavoratori «in nero» e cinque che risultavano, di fatto, impiegati a tempo pieno anziché parziale, come previsto da contratto, con la conseguenza che il datore di lavoro versava solo parte dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti: 208 le aziende nei cui confronti sono state rilevate violazioni riguardanti gli scontrini e le ricevute fiscali. Dall'inizio dell'anno, sono 1340 i lavoratori irregolari scovati dai finanzieri del comando Provinciale di Roma durante le varie operazioni di controllo. La prevenzione e la repressione degli illeciti in materia di sfruttamento del lavoro nero, irregolare e del caporalato, con riferimento alla specifica normativa e ai connessi aspetti previdenziali e tributari, rientra tra gli impegni assunti dalla Guardia di Finanza nell'ambito del «Patto per Roma Sicura». «È giusto che i verificatori facciano il loro lavoro e noi siamo i primi a sostenere con fermezza che bisogna stare alle regole - sottolinea il presidente della Confcommercio Cesare Pambianchi - Il danno della concorrenza sleale si riversa su tutta la categoria, che comunque non deve essere criminalizzata come tale. Per quanto riguarda il lavoro nero, denunciammo anche noi alcuni episodi avvenuti al Centro agroalimentare di Roma all'inizio dell'anno. Per debellarlo, però, è necessario frenare l'immigrazione clandestina, regolarizzare, per quanto possibile, chi sta in Italia e già lavora e portare il più possibile all'emersione del fenomeno».

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