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"Donne e minacce dietro l'omicidio Pes"

Il luogo del delitto, il parking in via dei Georgofili

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Ucciso per le sue relazioni pericolose con le donne che conosceva in chat e poi incontrava, anche se sposate. È un degli ipotetici moventi indicato dal giudice Renato Laviola nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del giardiniere beneventano Antonio De Pasquale, 37 anni, unico imputato per l'assassinio della guardia giurata Gianluca Pes, 35 anni, freddato con due colpi di pistola al petto la notte del 21 dicembre di cinque anni fa, nel parcheggio condominiale di via dei Georgofili. Nel 2008 la squadra Cold case della Mobile della Questura riapri il caso chiudendolo con l'arrestato di De Pasquale. Il 23 aprile in primo grado è stato assolto per l'omicidio ma condannato per otto rapine. Ora sono state depositate le motivazioni. Il giudice elenca i dubbi. La pistola. «I proiettili esplosi contro Pes sono di marca e fabbricazione diverse» da quelli dell'arma che gli investigatori hanno indicato come quella usata da De Pasquale: una Beretta 9x21 rapinata un mese prima dell'omicidio a un'altra guardia giurata. Inoltre «l'arma del delitto non è stata mai trovata». Il movente. «Pes - scrive il giudice - intratteneva relazioni con diverse donne, aveva ricevuto minacce a causa del suo lavoro, (un proiettile sul cofano dell'auto), era coinvolto in una fase di preparazione di un'attività di clonazione di carte di credito unitamente a un sottufficiale della Finanza». La serialità. «L'autore delle rapine - si legge nelle motivazioni - agiva di notte, in una zona vicina alla propria abitazione, con il volto travisato, nel momento in cui le vittime rientravano a casa, facendole sdraiare a terra». Pes è stato freddato con due colpi esplosi a distanza ravvicinata. «Non si è trattato di una rapina finita male - osserva il giudice - ma di una condotta omicidiaria determinata». Il legale di De Pasquale, l'avvocato Maurizio Riccardi, in settimana chiederà la concessione degli arresti domiciliari. «Il mio assistito sta male - dice - temo per la sua vita, ha minacciato il suicidio. Credo che le prove non sia sufficienti neppure per dimostrare le otto rapine. I testimoni non hanno mai riconosciuto il De Pasquale. La verità deve ancora venire a galla».

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