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Gheddafi a Roma esplodono le polemiche

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Un caloroso abbraccio tra Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi all'aeroporto di Ciampino ha dato il via alla prima visita del leader libico in Italia. Una visita «storica» è stata definita dal Governo che rischia però di essere disturbata dalle proteste e dalle polemiche. Infatti la decisione di far intervenire un personaggio controverso come Gheddafi in aula al Senato ha scatenato le proteste dell'opposizione, dal Pd ai Radicali fino all'Italia dei Valori che ha definito la scelta «una vergogna». Nonostante un fastidioso torcicollo il presidente del Consiglio è andata all'aeroporto di Ciampino per accogliere personalmente Gheddafi che aveva incontrato più volte in Libia. «Si è chiusa una lunga pagina dolorosa con la Libia», ha subito detto il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi a Gheddafi al suo arrivo all'aeroporto militare di Ciampino. Il colonnello non ha deluso le attese ed è sceso dall'Airbus che lo portato in Italia vestito in alta uniforme scura, con una foto appesa sul petto. Occhialoni scuri, berretto militare ed uno spadino d'ordinanza nella mano. Nella folta delegazione che lo accompagna in questi quattro giorni di visita a Roma spiccavano i baschi rossi delle sue "amazzoni", cioè la sua guardia personale tutta al femminile che vigilerà sulla sicurezza del leader per tutta la visita. Intanto la città è blindata e si appresta ad affrontare i consueti disagi che una visita così complessa comporta. Nella sua prima giornata in Italia, Gheddafi incontrerà il capo dello Stato Giorgio Napolitano al Quirinale, poi avrà dei colloqui ufficiali con il presidente del consiglio a Palazzo Chigi, con il quale si recherà infine a Villa Madama per una conferenza stampa ed una cena di lavoro. Il presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia, Daniele Nahum, ha inoltre giudicato inopportuna la presenza e il discorso di Gheddafi «accolto come un premier democratico ed illuminato dal Senato della Repubblica». «Sarebbe stato invece utile - ha aggiunto - ascoltare le voci mai ascoltate dalla politica e dalla società dei tanti dissidenti e dei tanti esuli che nel corso dei decenni sono stati costretti a fuggire da una dittatura feroce e sanguinaria. Per questo chiediamo ai capigruppo che siano proprio gli esuli a parlare al posto di Gheddafi». «Lezioni di democrazia e rispetto, il nostro Paese, non le può prendere da un dittatore - ha concluso Nahum - che all'Italia deve ancora molte risposte a molti quesiti che nell'arco della storia sono entrati in un grande cono d'ombra».

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