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Trovata morta nel luogo dove fu uccisa la Reggiani

Tor di Quinto, la baracca dove viveva la donna uccisa

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È accaduto due giorni fa, quando la polizia ha scoperto in una baracca una romena di 41 anni. La vittima, Petrina S., secondo quanto riscontrato dal medico legale, era piena di lividi sulla guancia destra, sulle braccia e sui polsi e aveva anche una ferita sul naso. Quando le forze dell'ordine sono arrivate sul posto, era presente anche il convivente della donna, N.U., un romeno di 38 anni, che è stato fermato su disposizione del pubblico ministero Ilaria Calò. In base a quanto riferito dallo straniero, con la donna erano frequenti i litigi nella baracca, discussioni che scoppiavano a causa dell'alto tasso alcolico che ogni giorno raggiungeva la donna. Una versione che sarebbe stata confermata anche da alcuni stranieri che abitano in un'altra stanza della baracca. Nelle prossime ore il romeno, chiuso nel carcere di Regina Coeli, sarà interrogato dal giudice che valuterà se convalidare o meno il fermo: la coppia viveva insieme da un mese, da quando cioè la vittima si era trasferita da Napoli. Sulle pareti della baracca gli investigatori hanno trovato macchie di sangue. Quello dell'altra sera è purtroppo il secondo episodio di violenza ai danni di una donna a Tor di Quinto. Nel primo caso, quello cioè di Giovanna Reggiani, si trattò di un'aggressione commessa dal romeno Nicolae Romulus Mailat, già condannato a 29 anni di galera: il prossimo 9 luglio è stato fissato il processo di secondo grado. Il romeno, mentre la vittima stava camminando in via di Camposampietro, dove è stata trovata morta la romena, per raggiungere la sua abitazione dopo una giornata trascorsa in centro a fare shopping, l'ha aggredita per rapinarla. Durante la colluttazione, dopo averla trascinata dietro i cespugli, secondo quanto accertato dai giudici della Corte d'assise, l'ha colpita più volte, fino a ucciderla. L'uomo chiuso dietro le sbarre viveva vicino alle baracche dove è stata trovata senza vita la romena due sere fa. Nella zona, subito dopo la morte di Giovanna Reggiani, furono sgomberate le baraccopoli che sorgevano lungo il Tevere, dove abitavano decine e decine di stranieri. Scesero sul piede di guerra politici di destra e di sinistra per chiedere che fosse messa la parola fine a episodi di violenza nella Capitale. Nel corso dei mesi, però, molti stranieri stanno tornando ad abitare nelle stesse aree che erano state «bonificate». Una situazione che a gran voce i residenti del quartiere continuano a denunciare, a causa dei numerosi casi di microcriminalità che avvengono soprattutto nelle ore notture: furti di auto e moto e colpi nelle abitazioni.

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