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San Camillo, 36 ore in barella

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«Breve osservazione» non è ancora realtà. «Medicina d'urgenza» scoppia

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All'ospedale San Camillo il reparto di «Breve osservazione» - realtà per il Cto - non è ancora decollato. E la medicina d'urgenza scoppia. Soprattutto da un paio di mesi, con i lavori a Cardio3 che "rubano" i letti ai pazienti che arrivano dal pronto soccorso, per dirla con le parole degli infermieri, e che devono aspettare su un lettino d'emergenza, la barella appunto, anche fino a un giorno e mezzo, l'esito di un'analisi o un consulto medico, che indirizzerà il paziente nel reparto giusto, o li rispedirà dove sono venuti. Che succederà al Dea di II livello del San Camillo che riceve casi gravi anche dagli altri ospedali e dell'hinterland: dal S. Eugenio, ma anche dal Cto e dal Grassi di Ostia fino ad Anzio e Pomezia. Perché l'ondata di pazienti in più che ha portato l'assaggio di caldo, e la paura della nuova influenza, aumenterà con l'estate che acuisce le patologie croniche, tra gli anziani soli in città. Gli infermieri sono già pronti al «divorzio», sintetizzano la situazione, che metterà in seria difficoltà anche «la vita privata e familiare» spiegano, non solo quella professionale. «Il carico di lavoro aumenterà senza garanzia di ferie, e peserà sui soliti fessi» dicono gli infermieri spiegando che «delle 3600 unità del personale di comparto non medico, solo una minoranza, 1.270 tra tecnici, infermieri, supporto e centralinisti turna nelle 24ore». Le Rsu vogliono rispolverare la mobilità interna «per chi si fa il "mazzo" da anni nei settori più duri: pronto soccorso, terapie intensive ecc.». La buona notizia: l'Obi (osservazione breve intensiva) sta per ingranare la marcia - assicura il responsabile del Gipse (gestione informazione pronto soccorso emergenza) del San Camillo, Angelo Longo - con 4 letti e poi 10 su un turn over di 36 ore».

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