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Pd capitolino, oggi la resa dei conti

Aula Giulio Cesare

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Potrebbe essere oggi il giorno della resa dei conti, dopo le forti tensioni che hanno attraversato il gruppo dirigente del Pd romano. Oggi, infatti, si discuterà delle dimissioni del capogruppo capitolino Umberto Marroni, «reo» di aver eseguito il «blitz» dalemiano, indicando al sindaco il nome del tesoriere della Fondazione Italiani europei, Andrea Péruzy, quale consigliere di amministrazione Acea in quota opposizione. «Scavalcando» in tal modo il «popolare» Rughetti. Ma a cosa servono le dimissioni di Marroni? Le vecchie regole della politica segnano due momenti chiave nella vita di un partito: il congresso e le elezioni. È in queste occasioni che le diverse correnti si lanciano nella resa dei conti con un inizio e una fine del round. A chiedere la testa del capogruppo capitolino sono veltroniani e popolari, mentre rutelliani e lettiani, pur seccati del cosiddetto «blitz dalemiano» nella più importante società capitolina, sarebbero pronti a schierarsi con il capogruppo. Ma le lotte interne al partito democratico non si risolvono certamente con l'individuazione di un capro espiatorio. Un aspetto, del resto, ben chiaro ai consiglieri comunali che faticano persino a suggerire il nome di un valido sostituto di Marroni; ancora, le dimissioni del capogruppo alla vigilia delle elezioni europee, banco di prova fondamentale per organizzare le regionali del 2010, creerebbero fratture tali da indebolire ulteriormente il partito soprattutto in termini elettorali. Infine, l'attività del consiglio comunale verrà sospesa a giorni proprio per le europee. Si riprenderà a metà giugno, giusto in tempo per l'assestamento di bilancio prima della pausa estiva. In ottobre il congresso, dove a suon di mozioni e tessere, si arriverà a un equilibrio più chiaro delle singole correnti. Sarebbe forse più opportuno ridiscutere in quella sede la posizione del capogruppo che, confermato o meno, si troverebbe comunque un gruppo più coeso da guidare in aula Giulio Cesare. Oggi sapremo se nel Pd romano vincerà la voglia di vendetta o la consapevolezza di avviare una riflessione politica per un vero rilancio del partito da sancire nel congresso di ottobre.

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