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San Michele e il sogno di Imperatori

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Perché lui, il banchiere, già presidente del Banco di Santo Spirito, di Capitalia Luxembourg, di Banca di Roma International, di Fineco Asset Manager, ci credeva davvero. Aveva preso l'impegno di migliorare la più grande istituzione pubblica di assistenza e beneficenza di Roma. Una roba mica da poco. Soprattutto in questi tempi così magri di entusiasmi. «Imperatori ci mancherà, soprattutto di domenica, quando veniva a mangiare qui», raccontano tanti ospiti dell'istituto. Sì, il professore d'economia (ma anche presidente dell'Accademia delle Belle Arti e fondatore dell'associazione Civita), aveva capito che senza partire dal basso difficilmente si possono comprendere e cambiare le cose. Gli assistiti dell'Ipab raccontano la stessa storia: «Ce l'abbiamo nel cuore. Si sedeva sulle panchine con noi e diceva: "Che possiamo fare per valorizzare l'istituto?" E si parlava davvero di idee e di progetti». Ecco, Gianfranco Imperatori aveva un sogno: fare del San Michele la città degli anziani e dei bambini. La casa dei più deboli. Chissà che alla Regione qualcuno non se lo ricordi.

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