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Un «voucher universale» per le famiglie

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{{IMG_SX}}«Ripartire dalla persona». È l'invito del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, espresso durante l'intervento al convegno «Lavoro e Famiglia» a Roma, davanti a un migliaio di persone aderenti alle Associazioni di ispirazione cattolica. Sacconi ha ribadito che «la società attiva è l'unica che può rendere una vita «buona» e ha come premessa il senso della vita». «Nell'ambito delle politiche del lavoro, significa uscire da tutta l'espressione classista che ha limitato lo sviluppo del capitale umano e non a caso, in Italia, chi si occupa di lavoro e di riforme è sotto scorta». Parlando del rapporto tra lavoro il ministro ha suggerito una «rimodulazione degli orari di lavoro a misura di persona con accordi individuali trovati all'interno della cornice dei contratti collettivi di lavoro». Sacconi ha apprezzato la proposta avanzata da Natale Forlani, portavoce del Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, di istituire un «voucher universale» da erogare alle famiglie per i servizi alla persona. D'altro canto, il welfare italiano è «avaro» verso le famiglie, e non solo per le risorse destinate alla spesa sociale, che rappresentano il 26,4 per cento del Pil a fronte di una media europea del 27,1 per cento. Lo squilibrio non è esclusivamente «quantitativo» ma anche «qualitativo». «È ormai evidente - ha osservato Natale Forlani, a.d. di Italia Lavoro - che il modello italiano di prestazioni, che assegna alla famiglia un ruolo di "ammortizzatore sociale di fatto", non è più sostenibile e sta contribuendo a destrutturare l'istituzione familiare, la sua capacità di investimento sociale ed espone, in modo crescente, numerose famiglie ai rischi di impoverimento». Tra gli altri interventi quello del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: «Occorre ripartire da progetti di modernizzazione del welfare abdicando all'idea di stato assistenziale, ma dando benefici a chi ne ha realmente bisogno: in questo senso va l'idea del quoziente familiare, ovvero "più figli meno tasse"».

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