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Pd, De Luca fa la guerra a Schlein in Campania: si sceglie il candidato e boicotta Fico

Aldo Rosati
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Un po’ come succede a teatro, i protagonisti usano il prologo per prepararsi all’ingresso in scena. Di diritto la prima mossa spetta a Vincenzo De Luca, la vecchia volpe del palcoscenico. Il governatore uscente della Campania non vuole più aspettare, «à la guerre comme à la guerre». «Procediamo» è l’ordine di scuderia che lo «sceriffo» ha divulgato ai suoi. In pratica, «apriamo le ostilità, presentiamo la nostra lista». Con il fedelissimo, vicepresidente, Fulvio Bonavitacola candidato Presidente (o in alternativa l’assessore all’istruzione Lucia Fortini) ed il «mattatore» ex sindaco di Salerno capolista in tre delle cinque circoscrizioni (Napoli, Caserta e Salerno) per il Consiglio regionale. Un progetto ambiziosissimo, vincere con un terzo polo «civico», o male che vada spaccare l’armata brancaleone alle dipendenze del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. L’ex ministro dell’Università è infatti il ciambellano del campo largo, chiamato a costruire l’infrastruttura dai capi cantiere: Elly Schlein e Giuseppe Conte.

 

 

De Luca, prima dell’inizio del prologo, le ha tentate tutte, offrendo al Nazareno la via d’uscita chiavi in mano: incaricate il pentastellato Sergio Costa e scoppierà improvvisamente la pace. La «ragazza» però, consigliata dai pasdaran Sandro Ruotolo e Marco Sarracino, non vuole sentire ragioni: alla fine il padre si accontenterà di un salvacondotto per il figlio Piero. Già perché c’è un altro De Luca coinvolto nel pasticciaccio campano: il primogenito del governatore, brillante deputato del Pd, rimasto intrappolato tra i due fuochi. La bestia nera di Vincenzo ha un nome e un cognome, si chiama Roberto Fico, già Presidente della Camera nella legislatura «meravigliao» dei Cinque Stelle. Lui lo chiama sbrigativamente il «disoccupato» di Posillipo. Il via libera di Campo Marzio al terzo mandato, virtualmente gli apre la strada verso Palazzo Santa Lucia. Fico è il candidato preferito dagli amici della segretaria Pd, il trait d'union per chiudere brutalmente la stagione della vecchia volpe. Le malelingue sul suo conto però sono al lavoro da un pezzo: l’ex presidente della Camera è forte nei quartieri borghesi di Napoli, un disastro nel circondario, per non dire negli altri capoluoghi di provincia. Insomma «con lui ci schiantiamo». Voci interessate probabilmente, con una punta di verità: in ben cinque comuni del napoletano, il M5S ha alzato bandiera bianca, non presentando le liste. Per dire che nel campo largo gira un vento malefico, c’è chi spera che all’ultimo venga incoronato il ciambellano Manfredi, considerato l’unico in grado tenere insieme la compagnia.

 

 

L’ultimo ad entrare in scena è quello che può risolvere l’inghippo, il protagonista più «dark» dello spettacolo: il mefistofèlico Giuseppe Conte. È l’ex Presidente del Consiglio che ha potere di vita o di morte, il suo «asso» potrebbe far rinascere l’eterno sceriffo e portare alla sepoltura del disoccupato di Posilippo e della sua amica del Nazareno. Con una sola mossa: il vicepresidente della Camera Sergio Costa. Attratti dall’idea di un grande regalo, anche gli attori del centrodestra iniziano a provare gli abiti, ciak sabato a Caivano con un’iniziativa di Fratelli d’Italia. L’ospite? Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi. Gli altri pretendenti al ruolo da protagonista sono il leghista Gianpiero Zinzi e il vice ministro Edmondo Cirielli. Insomma Mezzogiorno di fuoco all’ombra del Vesuvio.

 

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