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Migranti, nuove regole della Commissione Ue. Meloni: "Bene la lista dei Paesi sicuri"

Dario Martini
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Le richieste d’asilo saranno esaminate più velocemente. In gergo tecnico si chiamano «procedure accelerate di frontiera», non saranno più necessari tempi biblici per stabilire se un migrante ha diritto o meno di restare in Europa. Questa è una delle due novità inserite nel nuovo regolamento presentato ieri dalla Commissione Ue. L’altro aspetto, forse ancora più rilevante, è la definizione della lista dei Paesi sicuri dove si possono rimpatriare i clandestini, ovvero coloro che non hanno diritto a restare nell’Unione. Proprio su questo aspetto nei mesi scorsi era divampato lo scontro tra il governo Meloni e alcuni giudici del tribunale di Roma che non avevano convalidato il trattenimento dei migranti nel centro costruito in Albania. È indiscutibile come le nuove norme varate dall’esecutivo comunitario guidato da Ursula von der Leyen sposino appieno la linea italiana. Non a caso, la premier, prima di partire per Washington dove incontrerà Donald Trump, lo rivendica come un successo: «Accolgo con grande soddisfazione la proposta di lista Ue Paesi sicuri di origine presentata dalla Commissione europea e che ricomprende, tra gli altri, anche Bangladesh, Egitto e Tunisia».

 

 

 

Questi tre, infatti, sono i Paesi da cui proviene il maggior numero di migranti che sbarcano in Italia. Ed egiziani e bengalesi sono tutti quei clandestini che per ben tre volte i magistrati romani hanno ordinato di far tornare dall’Albania in Italia. Meloni fa notare anche che «altrettanto positiva è la proposta di anticipare l'entrata in vigore di alcune componenti del Patto Migrazione e Asilo, in particolare la possibilità di designare Paesi sicuri di origine con eccezioni territoriali e per determinate categorie e di applicare il criterio del 20%. Si tratta infatti di fattispecie che consentono di attivare le procedure accelerate di frontiera ai migranti che arrivano da determinate Nazioni, come previsto dal Protocollo Italia-Albania». Inoltre, «è un’ulteriore conferma della bontà della direzione tracciata dal governo italiano in questi anni e del sostegno di sempre più Nazioni europee. L’Italia ha svolto e sta svolgendo un ruolo decisivo per cambiare l’approccio europeo nei confronti del governo dei flussi migratori. Se oggi anche in Europa ci si pone come priorità la difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, il rafforzamento della politica dei rimpatri e l’attuazione di partenariati paritari con i Paesi di origine e transito, lo si deve per buona parte alla determinazione e alla caparbietà dell’Italia. I fatti dimostrano che avevamo ragione e che siamo sulla buona strada», conclude la premier.

 

 

Meloni parla di «proposta», perché il regolamento della Commissione Ue adesso dovrà ottenere anche il via libera degli Stati membri. La lista dei Paesi sicuri comprende Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Sono tutti Paesi per i quali il tasso di accoglimento delle domande di asilo in media è inferiore al 5%. Significa che le persone che provengono da questi Stati non hanno quasi mai il diritto di restare in Europa. Il criterio del 20% a cui fa riferimento Meloni, invece, non è altro che la possibilità per i governi Ue di applicare la procedura di frontiera accelerata che consente un esame più veloce delle domande di asilo, alle persone provenienti da Paesi in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene la protezione internazionale nell’Ue. Occorre specificare che agli immigranti provenienti dai Paesi sicuri potranno essere applicate «eccezioni» mirate, per determinate parti del suo territorio o categorie di persone chiaramente identificabili.

 

 

Anche i giudici italiani hanno pensato di poter fare eccezioni, il problema sollevato dal governo italiano, però, è che queste eccezioni sono praticamente diventate la regola. Esulta anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale in tutti questi mesi ha sempre rivendicato la bontà delle scelte effettuate, a partire da quella di portare egiziani e bengalesi nel centro allestito in Albania: «È un successo del governo italiano che ha sempre lavorato sia a livello bilaterale, che multilaterale, per ottenere la revisione del regolamento. Oltre agli Stati candidati all’adesione alla Ue, nella lista compaiono anche Egitto, Tunisia e Bangladesh, analogamente a quanto aveva previsto l’Italia non senza polemiche e contrapposizioni politiche strumentali e puramente ideologiche». Contrapposizioni che i partiti di opposizione a partire dal Pd, anche ieri hanno comunque portato avanti.

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