
L'offensiva delle toghe rosse: "Da Nordio deriva pericolosa"

Il Guardasigilli assicura che il governo non arretra sulla riforma della giustizia e le toghe rosse lanciano la controffensiva, sbandierando il solito spauracchio del rischio per l’indipendenza. E lo fanno strumentalizzando l’informativa sul caso Almasri del ministro Carlo Nordio, il quale, secondo la corrente di sinistra di Magistratura democratica, avrebbe lanciato una sorta di pizzino ai giudici di tutto il mondo.
«Il messaggio è chiaro: nessuna autorità giudiziaria, nazionale o sovranazionale, potrà emettere atti sgraditi alla maggioranza politica di turno, e se ciò avverrà l’atto giudiziario sgradito sarà in qualche modo vanificato nei suoi effetti e l’autorità giudiziaria che lo ha emesso verrà additata all’opinione pubblica come nemica della nazione», scrive in una nota Md, parlando di «pericolosa deriva, rispetto alla quale tutta la comunità giuridica, tutti coloro che hanno a cuore la democrazia liberale, dovrebbero prendere posizione».
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Insomma, l’ennesima chiamata alle armi di quella minoranza rossa che, negli ultimi mesi, ha ingaggiato uno scontro con il governo, per fermare una riforma che mette fine allo strapotere delle correnti e al gioco delle nomine. È la corrente presieduta da Silvia Albano, la giudice pro-migranti che ha dato il via all’ondata di non convalida dei trattenimenti in Albania. Di Marco Patarnello, che nella mail svelata da Il Tempo definiva il premier Giorgia Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi, perché si muove per una visione politica in grado di minare la giurisdizione e non per un salvacondotto.
Del segretario nazionale di Magistratura democratica, Stefano Musolino, colui che ci ha chiamato «i bassifondi della comunicazione» perché abbiamo pubblicato lo scoop. Quella stessa Md che ha tra i suoi big Emilio Sirianni, il giudice bacchettato dal Csm per aver aiutato l’amico Mimmo Lucano nell’inchiesta sul modello Riace. E che, come vi abbiamo rivelato ieri, è finito bersaglio dei suoi stessi colleghi della mailing list dell’Anm, insultato mentre tentava di imporre la linea contro il governo. «Trovo fascista l’idea che ci sia qualcuno - lei!!! - che ci deve dire come dobbiamo reagire a tutto questo», una delle intemerate.
Video su questo argomento
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Ebbene, questi big di Magistratura Democratica ieri sono tornati alla carica contro il ministro Nordio, accusandolo di non riconoscere «il principio costituzionale di separazione dei poteri, arrogandosi il ruolo di tribunale di ultima istanza, censore non solo dei provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria nazionale, ma anche di quelli delle corti sovranazionali, concorrendo a pericolose disinformazioni in ordine a ipotetiche nullità di atti giudiziari».
La nota prosegue con una lezione di diritto, un dileggio del ministro per l’atto in inglese e perfino con l'accusa di «un deliberata omissione del governo italiano» nella scarcerazione del torturatore. Come dire: se c’è una toga rossa in Procura, che apra un’altra inchiesta contro l’Esecutivo.
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