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Inchiesta Liguria, 27mila ore di intercettazioni. Ma le frasi incriminate le può dire chiunque

Rita Cavallaro
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Tre anni e otto mesi, quasi 1.340 giorni e oltre 27mila ore di intercettazioni sono servite ai magistrati per trovare degli elementi in grado di reggere, in periodo elettorale, le esigenze cautelari per mettere ai domiciliari il governatore della Liguria, Giovanni Toti. Un numero mostruoso di chiacchierate, soprattutto con l’imprenditore Aldo Spinelli, che si sono tradotte in circa 150 pagine di ordinanza, in cui sono riportati gli stralci più caldi, pochi, a supporto della presunta corruzione in cambio di finanziamenti elettorali, accompagnati dalle valutazioni del gip che, dopo cinque mesi dalla richiesta dei pm, ha trovato la sponda per configurare la reiterazione del reato, nell’imminenza della campagna elettorale e il rischio che Toti mettesse in pratica il sistema corruttivo, mai contestato negli altri quattro appuntamenti elettorali precedenti, tra cui le Politiche.

 

 

I riflettori investigativi si sono accesi sui finanziamenti regolarmente registrati dal Comitato elettorale del governatore ma frutto, secondo la procura, di un do ut des, che avrebbe spinto il presidente a mettere la propria funzione pubblica a servizio di interessi privati. E Il fulcro delle accuse della magistratura genovese è tutto nelle parole pronunciate da Toti e dai suoi interlocutori al telefono o in barca. Frasi che, a leggerle a mente fredda, fanno trasalire i più, perché quel modo di parlare assomiglia alle locuzioni che la gente comune usa tutti i giorni, al telefono con amici, conoscenti o anche solo contatti di lavoro. Tra le affermazioni fortemente indicative delle condotte corruttive di Toti ce n’è una del 24 agosto 2022, al cellulare con Spinelli. «Quando me la fai vedere ’sta barca? Quando ci vediamo, che ti devo chiedere un po’ di robe, come al solito di questi tempi?».
Per gli inquirenti è questo l’apice di quella sorta di «rapporto di corrispettività» che il governatore avrebbe instaurato con l’imprenditore negli ultimi tre mesi del 2021, quando si sarebbe interessato al rinnovo della concessione al gruppo Spinelli del Terminal Rinfuse di Genova.

 

 

Un rinnovo al quale sarebbero seguiti i finanziamenti che, seppur previsti dalla legge e registrati come erogazioni liberali, sarebbero la forma di pagamento per i favori. E ancora a Francesco Moncada, del cda di Esselunga, che chiede «allora noi siamo tutti a posto, giusto? Siamo a sistema», Toti risponde «siamo allineati su tutto». A dimostrazione che il governatore si sarebbe impegnato per sbloccare due pratiche pendenti in Regione e relative all’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona, in cambio di un finanziamento illecito in pubblicità occulta in vista delle Comunali di giugno 2022.
Reati linguistici, null’altro, che Toti, probabilmente, vuole chiarire, visto che, dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere, ha chiesto di essere ascoltato. Mentre Spinelli, al gip, ha già detto che il governatore non ha rispettato le promesse. Insomma, una profumiera più che un corrotto.

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