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Pd, rivolta contro Elly Schlein: "Non sei la Meloni", caos per il nome nel simbolo

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Il Pd esplode sul simbolo. La notizia che il nome di Elly Schlein sarà in bella vista sul logo elettorale del Partito Democratico che gli italiani si troveranno sulla scheda delle europee arriva nel giorno in cui la segretaria annuncia la sua candidatura al Centro e nelle Isole. Il caso nasce durante la segreteria riunita prima della direzione. Stando a diverse fonti del partito, i nodi da sciogliere riguardano la collocazione di alcuni esponenti di area Bonaccini, come Lello Topo e Pina Picierno. Ma anche il posizionamento come capolista del presidente dem. Nelle trattative che intercorrono fra l’inner circle della segretaria e l’area Bonaccini, spunta l’idea di inserire il nome di Schlein nel simbolo elettorale: un modo, viene spiegato, per allargare il consenso del Pd e ’blindare' la segretaria. L’esecutivo dem approva, sebbene alcuni esponenti di maggioranza come Marco Sarracino e Peppe Provenzano non manchino di sollevare più di qualche perplessità. Poco dopo, Schlein si presenta alla direzione per annunciare la sua candidatura. «Sono anche io disponibile a candidarmi e a dare una mano in queste liste, per una campagna strada per strada, cercando di dare una spinta a questa squadra».

 

Fonti vicine al presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, spiegano che il nome sul logo - unico precedente nel pd quello di Walter Ventroni - spetta a Schlein il qualità di presidente del Pd. Tuttavia, un pezzo di minoranza dem storce il naso e legge quella di Bonaccini come la prova di una eccessiva vicinanza alla segretaria e alla maggioranza che la sostiene. La reazione è immediata. I contrari all’idea, emerge dal dibattito, temono in particolare una eccessiva personalizzazione del partito e della campagna elettorale. Inoltre, a non convincere è la tempistica della proposta: la discussione, ha sottolineato ad esempio Giuseppe Provenzano, non andava aperta oggi, ma dopo le europee e inserita in un lavoro più ampio sull’organizzazione del partito e del suo modello. Un modello che, per chi si oppone all’inserimento del nome di Schlein nel simbolo, non può essere quello leaderistico che si vede in altri partiti. «Elly, tu non sei Giorgia Meloni, Matteo Salvini, non sei Tajani, non sei Renzi, Calenda. Sei meglio di loro e vieni da una cultura diversa», ha sottolineato Gianni Cuperlo. La guida di Schlein, per Cuperlo, «è più autorevole e forte senza necessariamente quella scelta». Alfredo D’Attorre, responsabile Università e Ricerca del Pd ed esponente dell’area ex Articolo 1, respinge l’idea di un partito leaderistico, ma apre all’ipotesi del nome di Schlein nel simbolo: «Sono contrario in linea di principio a una scelta leaderistica. Ma in questo passaggio, inserire il nome di Schlein nel simbolo può servire a rispondere a quella necessità di apertura e cambiamento a cui in questo anno non sempre siamo riusciti a rispondere compiutamente. Non sia un modello di partito, ma uno strumento per rilanciare rispetto a quella fase costituente che avevamo promesso durante il congresso».

 

Le fila dei contrari si ingrossano allargandosi anche all’area di Dario Franceschini. Lo stesso ex ministro, a chi lo ha avvicinato al Nazareno, avrebbe definito «un problema» il logo con il nome della segretaria. Un parlamentare dem di lungo corso, poi, ricorda il precedente di Veltroni: è vero che l’ex segretario aveva messo il suo nome nel simbolo, ma - punto primo - era l’esordio del Pd alle elezioni e serviva un po' di «pubblicità». E - punto secondo - erano elezioni politiche e nello statuto dem è previsto che il segretario sia automaticamente anche il candidato premier. Tra le voci a favore di Schlein si leva quella di Francesco Boccia, capogruppo dem al Senato. Ma pesantissima è la mazzata di Romano Prodi che da Napoli boccia la scelta della segretaria di candidarsi: «Quel che sta succedendo dimostra proprio che non mi dà retta nessuno. Perché dobbiamo dare un voto a una persona che, se vince, di sicuro non va a Bruxelles? Queste sono ferite della democrazia».

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