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Piano FiRenzi, blitz di Matteo contro il Pd per l'assalto a Palazzo Vecchio

Christian Campigli
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 Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Una massima, quella resa immortale dallo scrittore portoghese José Saramago, che calza a pennello sul percorso politico intrapreso da Matteo Renzi. Un’avventura partita da Firenze e che, dopo un numero incalcolabile di alti e bassi, proprio dal capoluogo ripartire. Per un effettivo potrebbe passare, chissà, toscano può rilancio, che anche da un proficuo dialogo col centrodestra. Certo, lo scenario politico è assai diverso rispetto ad undici anni fa. O almeno, lo è in apparenza. Perché, se si guarda con occhi più attenti, lo schema bipolare è rimasto, a grandi linee, il medesimo.
Una contrapposizione che, de facto, non prevede il centro.

Il nativo di Rignano, dopo un lungo tira e molla, ha deciso di appoggiare l’esponente forzista Vito Bardi in Basilicata. Ed è decisamente tentato dalla suggestione di sostenere anche l’attuale governatore del Piemonte, Alberto Cirio. Scelte da ascriversi solamente ad un contesto locale o che preannunciano un allargamento della maggioranza di governo in sostegno a Giorgia Meloni? Un tema tanto importante quanto di non semplice lettura. E azzardare sentenze definitive è quanto mai rischioso. Mala vicenda fiorentina può essere utile per sintetizzare un ragionamento squisitamente politico.

 

Sulle rive dell’Arno il Partito Democratico, incassato il no definitivo al terzo mandato per sindaci e governatori, ha deciso il successore di Dario Nardella bypassando le primarie di coalizione del centrosinistra. La segreteria dem ha designato di impero Sara Funaro, nipote del sindaco dell’alluvione, Piero Bargellini e attuale assessore al Welfare, come candidato unico per il Pd (ma appoggiata anche da Azione, + Europa e Sinistra Italiana). Un’imposizione fortemente criticata non solo dai renziani, ma anche da Cecilia Del Re, ex assessore all’Urbanistica, defenestrata dal primo cittadino gigliato e pronta a correre con una propria lista (appoggiata, verosimilmente, dal rettore dell'università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari e dai Cinque Stelle).Per mesi Eugenio Giani ha lavorato, in silenzio, per allargare la coalizione anche ai renziani.

Il governatore è da sempre consapevole che, qualora dovesse cadere Firenze, tra dodici mesi la Toscana passerebbe, con ogni probabilità, al centrodestra (che già amministra sette capoluoghi di provincia su dieci). Un tentativo tanto generoso quanto inutile: Italia Viva correrà sola e proporrà ai fiorentini Stefania Saccardi, attuale vicegovernatore della Regione Toscana. «Le primarie non sono un giocattolo per addetti ai lavori - ha ricordato Renzi lo scorso dicembre - Non siamo noi che siamo venuti via dal Pd. È il Pd fiorentino che ha tradito se stesso».

 

Firenze, non è un mistero, è uno degli ultimi fortini rossi. Una città simbolo per la sinistra. Perderla significherebbe per Elly Schlein rischiare la propria già traballante poltrona di segretario. E questo Renzi lo sa bene. E lo ha ripetuto più volte, senza nascondersi. In questi mesi, ogni tentativo di dialogo è naufragato sulla richiesta di Italia Viva di poter esprimere delle preferenze sulla nomina del vicesindaco e di almeno due assessori. Che poi tra l’attuale presidente di Iv e il suo ex delfino, Dario Nardella, non corra buon sangue è stranoto. Uno strappo consumato nel corso del tempo e che, successivamente, certe scelte politiche dell’attuale inquilino di Palazzo Vecchio hanno accentuato. Rendendo insanabile quella lacerazione. Dall’uso eccessivo delle multe stradali alla volontà di utilizzare denaro pubblico per ristrutturare lo stadio Artemio Franchi, senza dimenticare la gestione delle occupazioni abusive e della sicurezza urbana, sono davvero tanti gli argomenti sui quali i renziani hanno posizioni decisamente più vicine ai conservatori che ai progressisti.

Saccardi è un nome di peso, una politica di grande esperienza, in grado di raccogliere consensi nel mondo cattolico e in quello dell’associazionismo. Il ballottaggio tra il candidato del centrodestra, l’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt (un’indiscrezione raccontata dal nostro giornale già a settembre, una notizia che diventerà ufficiale dopo Pasqua) e Sara Funaro è pressoché certo. Molti, a Firenze come a Roma, scommettono su un appoggio di Italia Viva allo storico dell’arte che proprio Renzi volle alla guida del più importante museo del Paese. Tra smentite, mugugni e mille telefonate i prossimi due mesi si annunciano come il gustoso antipasto di una possibile, definitiva virata a destra del Rottamatore.

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