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Sardegna 2024, a Truzzu meno voti delle liste: il caso del voto disgiunto

Gianni Di Capua
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Alla fine vince Todde al fotofinish ma già nel tardo pomeriggio ci sono stati due segnali che suggerivano come il voto sardo non avrebbe premiato il centrodestra. Il primo: la desolazione nel quartier generale di Paolo Truzzu allestito all’hotel Regina Margherita di Cagliari. Il secondo: la notizia che Schlein e Conte si stavano dirigendo verso l’isola per seguire lo spoglio da vicino. «Aspettiamo fino all’ultima scheda dell’ultima sezione....». Fonti di Via della Scrofa, parlando con l’Adnkronos, fanno sapere che la partita delle regionali in Sardegna per Fratelli d’Italia può dirsi chiusa soltanto in presenza di un dato definitivo, certo, inappellabile.

 

Il lungo scrutinio che ha accompagnato il giorno successivo al voto, condito dalle polemiche per i ritardi nelle comunicazioni dei risultati, consegna un testa a testa tra la candidata del campo progressista, la pentastellata Alessandra Todde, e il sindaco Fdi di Cagliari Paolo Truzzu, frontman del centrodestra fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni al posto del governatore uscente Christian Solinas. Alle 23.30 Alessandra Todde era al 45,4% mentre Paolo Truzzu al 45%, sono 1979 i voti di differenza. Per quanto riguarda il voto delle liste, il Partito democratico e Fratelli d’Italia sono stati appaiati intorno al 14%, mentre Forza Italia doppia la Lega di Matteo Salvini.

 

Nel centrodestra si respira un clima teso, anche se ufficialmente la linea è quella della massima prudenza. Uscendo da Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri, il segretario di Forza Italia Antonio Tajani predica calma nel commentare i dati parziali del voto in Sardegna, ma rimarca come dall’esito della consultazione non ci saranno ripercussioni sulla navigazione della coalizione di governo: «Aspettiamo i risultati definitivi», ma in ogni caso «non cambia nulla» dal punto di vista degli equilibri «né nella maggioranza, né nel governo». «Siamo tutti tranquillissimi, nessuno è nervoso», assicura il ministro degli Esteri, che aggiunge: «Andiamo avanti per vincere in Abruzzo e in Basilicata dove sono assolutamente convinto che il candidato sarà Bardi». Sulla stessa lunghezza d’onda il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi: «Per una valutazione definitiva attendiamo l’esito del testa a testa in Sardegna. In ogni caso il voto non avrà ripercussioni sul governo e sulla maggioranza». Tuttavia secondo Lupi «potrà essere utile uno spunto di riflessione».

I primi campanelli d’allarme nel centrodestra sono suonati in tarda mattinata, quando i primi dati dello spoglio sembravano suggerire una affermazione molto più netta della Todde: «Con tutte le cautele del caso, la tendenza non mi pare positiva. Il candidato individuato al posto del presidente uscente non ha ribaltato un giudizio sulla giunta non positivo. Noi abbiamo preso una decisione che era molto difficile: Truzzu, sindaco di Cagliari, nella classifica dei sindaci del Sole 24 Ore, non slittava ai primi posti. Penso che bisognerà riflettere», le parole consegnate dal capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ai microfoni di La7. L’azzurro ha poi aggiunto: «Ci può essere un giudizio sull’amministrazione locale, non c’è un giudizio che riguarda un dato generale che vede il centrodestra governare saldamente per l’intera legislatura. Capisco che l’opposizione si ringalluzzisca, ma poi rischiano di andare incontro - come successo a Conte- a situazioni nelle quali vanno per suonare e vengono suonati». Nel pomeriggio la rimonta di Truzzu, prima dell’allungo di Todde in serata. In casa Fdi c’è chi attribuisce la causa del mancato exploit di Truzzu al malcontento per il governo uscente targato Solinas, l’uomo di Matteo Salvini sull’Isola che Fdi non ha voluto ricandidare: «Paghiamo il fatto che forse, in cinque anni, non abbiamo governato proprio brillantemente», ha detto chiaro e tondo il deputato sardo di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda. Nel partito di Meloni i sospetti di molti si addensano sulla Lega e sulla possibilità che il Carroccio abbia utilizzato il voto disgiunto come «arma» per punire Truzzu nel segreto dell’urna. La notte è ancora lunga, ma chiuse le urne in Sardegna la vera partita per il centrodestra comincia a Roma. 

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