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Regionali Sardegna, Paragone: dall'isola si accendono alcune spie rosse

Gianluigi Paragone
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Il voto della Sardegna contava eccome, inutile girarci attorno. La Sardegna è una delle regioni dove la crisi economica sta segnando province già caratterizzate da profonde depressioni, pertanto il governo non può pensare di sottovalutare l’impatto delle sue politiche di ripartenza facendo a meno di misurarsi con queste aree. Credo che la forte partecipazione al voto di domenica rappresenti una prova di vivacità democratica e nello stesso tempo un impulso a non lasciare la gente sprovvista dei diritti fondamentali, lavoro in testa. Il dato sull’affluenza è una sfida per istituzioni forti. Poi, certo, c’è l’elemento politico più puro, il cosiddetto tagliando di governo, il test sui rapporti di forza interni.

 

Soprattutto alla luce della scelta fortemente sostenuta da Fratelli d’Italia di sacrificare il governatore uscente Solinas per puntare sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu:  il flop nella sua città non sarebbe un buon segno, perché indebolirebbe la tesi per cui la colpa della (eventuale) sconfitta sarebbe da attribuire al malgoverno del governatore uscente Solinas. Se Solinas è «colpevole», allora lo sarebbe pure Truzzu per la sconfitta nella città capoluogo di regione di cui è sindaco. A ingarbugliare ancor più la situazione ci sono poi le ombre (tante) del voto disgiunto a sfavore del candidato presidente. Queste considerazioni pesano alla luce del dibattito sul terzo mandato e sul legame che c’è tra territorio e amministratori.

Non nego che ci sia del vero laddove si teme un potere quasi da Principe locale (però se quindici anni di «governatorato» sono tanti, anche quattordici da Presidente della Repubblica lo dovrebbero essere...), ma è altresì vero che a promuovere o bocciare un sindaco o un presidente dovrebbero essere i cittadini, ai quali potrebbe essere tolta l’opzione di un governo locale efficiente. Questo lo dico al netto del risultato sardo.

 

Veniamo infine al campo largo, cioè all’intesa tra il Pd e i Cinquestelle. Al netto del risultato non si può negare che l’accordo in Sardegna abbia funzionato. E qui ci rifacciamo alla lettura sociale del voto di cui sopra. Penso infatti che la decisione di puntare su una candidata espressione del Movimento (già candidata alle Europee la volta scorsa e poi viceministro al Mise) sia stata azzeccata proprio per l’impatto che certe scelte simboliche - su tutte il reddito di cittadinanza ancora conserva su una popolazione fortemente in difficoltà. Conosco bene i sardi: non si fanno comprare, un sostegno come il reddito incide sulla dignità. Per chiudere, consiglio al centrodestra di leggere bene i dati della Sardegna: le due isole infatti rappresentano da sole una delle cinque circoscrizioni in vista delle Europee. Ballano otto seggi.

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