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Sgarbi, la delibera Antitrust: “Ha violato la legge facendo il critico d'arte”

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Nuova tegola per Vittorio Sgarbi dopo il caos degli ultimi giorni. «Il sottosegretario di Stato alla Cultura, Prof. Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d’arte, in materie connesse con la carica di governo, come specificate in motivazione, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione» della legge Frattini sul conflitto di interesse. A scriverlo è l’Antitrust nella delibera pubblicata sul suo bollettino settimanale. 

 

 

Venerdì il sottosegretario aveva annunciato che si sarebbe dimesso dopo l’intervento dell’Antitrust che aveva decretato l’incompatibilità tra la carica al governo e le attività di conferenziere, inaugurazione di mostre e vendita di libri. «Scriverò una lettera oggi stesso a Meloni», aveva annunciato. Ma ieri il critico ha corretto il tiro, anche se parla di «dimissioni certe per non essere mutilato dall’Antitrust. Io in maggio avevo mandato all’Antitrust tutte le mie cariche che sono 19, tutte autorizzate dall’Antitrust, è evidente che per ciascuna di queste funzioni io devo fare mostre, conferenze, parlare di libri». La lettera alla premier non è ancora stata scritta e servirà per chiedere a Meloni «di verificare l’assurdità di non poter essere Sgarbi», ha spiegato, oltre a valutare se potrà restare sottosegretario in attesa del parere del Tar, organismo al quale farà ricorso. 

 

 

«L’elemento che mi colpisce di più in questo periodo è, non solo le persone che mi incontrano mi amano e mi salutano, ma che la percezione che si ha di me è di uno che da 50 anni si occupa d’arte in modo molto intensivo e che da 37 anni in televisione parla d’arte, insegnando tante cose agli italiani. Quando qualcuno mi attacca quel qualcuno fa un veleno contro le cose buone che io cerco di dire», si è sfogato in tv a ‘Zona bianca’. «Perché ho deciso di dimettermi? Perché, se l’Antitrust dice che non posso essere Sgarbi, io preferisco essere Sgarbi. È Sgarbi che hanno chiamato al governo. Se quella cosa per cui sono chiamato deve essere incompatibile, vado per conto mio e continuo a fare Sgarbi. Tornerò a lavorare a Mediaset», la chiosa del sottosegretario.

 

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