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Firenze, le manovre di Matteo Renzi col Pd. Cosa c'è dietro il riavvicinamento

Christian Campigli
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Un gioco di equilibri. Una prospettiva imprevedibile fino a pochi giorni fa, che apre a nuovi scenari. Locali e, soprattutto, nazionali. Il Pd è letteralmente terrorizzato di perdere Firenze a giugno, la Toscana nel 2025. Un futuro drammatico per i dem che, sollecitati dal lungimirante governatore Eugenio Giani, hanno aperto la porta a Matteo Renzi. Secondo alcune indiscrezioni, la bozza dell'accordo prevederebbe l'appoggio, già al primo turno, a Sara Funaro come primo cittadino. A Italia Viva andrebbe la poltrona di vicesindaco, che verrebbe occupata (in caso di vittoria) o dal già sottosegretario Gabriele Toccafondi o da Francesco Casini, attuale sindaco della vicina Bagno a Ripoli. Un patto che consentirebbe al centrosinistra di giocarsi la battaglia contro il centrodestra da una posizione di evidente vantaggio. Ma che porta con sé una serie piuttosto evidente di contraddizioni. Renzi, per mesi, ha tuonato contro Dario Nardella (sulle multe e sullo stadio, sulla gestione del caso Kata e sulla sicurezza) e ha chiesto a gran voce le primarie. Può fare retromarcia senza pagare un sostanzioso dazio in cabina elettorale? Stefania Saccardi, vicegovernatore della Toscana, può essere presentata in pompa magna alla città e alla stampa e poi venir accantonata come una simpatizzante dell'ultima ora? Ma soprattutto: Renzi davvero vuol rinunciare alla possibilità di contribuire alla caduta di Elly Schlein?

 

 

 

Perché, qualora alle Europee i dem non superassero il 20% e perdessero anche l'ultimo dei fortini rossi, la defenestrazione della donna dai tre passaporti e la sua sostituzione con Paolo Gentiloni sarebbe, sostanzialmente, scontata. Ovvia. Tra i dem, non tutti si fidano di questo nuovo riavvicinamento con Iv. “Starei molto guardingo – ci racconta un dirigente del Pd locale – Renzi, magari mi sbaglio, ci sta usando per far capire al centrodestra di essere indispensabile per vincere a Firenze. Vuole strappare un accordo, per ora locale, domani magari nazionale. D'altronde, sulla giustizia le posizioni di Renzi e della Meloni sono sostanzialmente le medesime”. 
 

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