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Intercettazioni, la svolta: via dai verbali i dati di chi non è indagato

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 Un 'omissis' nei verbali sui nomi dei terzi non indagati: con il ddl sulla giustizia arriva una nuova stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni. Un emendamento del senatore forzista Pierantonio Zanettin interviene sul codice di procedura penale prevedendo che il pubblico ministero dia indicazioni e vigili affinché nei verbali non siano riportate circostanze che "consentono di identificare soggetti diversi dalle parti". Il testo nella versione originaria, più tassativa, prevedeva che "sono, in ogni caso, esclusi i nominativi di persone estranee alle indagini alle quali è garantito l'anonimato". Viene riformulato dal governo, anche con la mediazione della presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno, e approvato in con il sì di maggioranza e Italia Viva. "Si tratta di una norma di ulteriore garanzia - per il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto - che rafforza la concreta applicazione del principio di presunzione di non colpevolezza".

 

"Una parte delle intercettazioni legittimamente acquisite, e che legittimamente sono entrate nel dibattimento, non potrà essere conosciuta dalla opinione pubblica" - è critico sull'intero impianto del ddl il capogruppo Pd Alfredo Bazoli - "mentre il principio della pubblicità del processo è sacrosanto in uno stato liberale". Forza Italia esulta: "Scriviamo, così, una volta per tutte, la parola fine sulla pratica barbara di sbattere in prima pagina nomi di persone che non c'entrano niente con le indagini - dice il capogruppo Maurizio Gasparri - e che, per caso o sfortuna, finiscono coinvolte e travolte dalla macchina del fango". Per la presidente della commissione Giulia Bongiorno, che nell'ultimo anno ha promosso una ampia istruttoria sul tema delle intercettazioni, "chi parla di black out informativi no ha letto il testo. Ci sono soprattutto delle norme volte a tutelare terzi soggetti che nulla hanno a che vedere con le indagini".

 

La commissione proseguirà martedì 16 con il voto sugli emendamenti. Sul tavolo rimangono ancora una quarantina di proposte ma la maggioranza punta a chiudere l'esame del ddl Nordio in commissione entro la prossima settimana. Tra i punti da affrontare un altro emendamento sulle intercettazioni di Zanettin sulle conversazioni tra difensore e indagato. Secondo l'emendamento, che ha parere favorevole del governo, "è vietata l'acquisizione di ogni forma di comunicazione, anche diversa dalla corrispondenza, intercorsa tra l'imputato e il proprio difensore, salvo che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo del reato". Inoltre, le operazioni di intercettazioni andranno "immediatamente" interrotte quando risulta che la conversazione o la comunicazione rientra tra quelle per cui è vietata la registrazione. Il testo è stato riformulato, espunta la parte relativa alla "distruzione" delle intercettazioni.

Sulla giustizia si apre anche un altro fronte. La commissione dovrà dare nei prossimi giorni il parere sui decreti attuativi della riforma Cartabia. Zanettin, che è relatore, ha rispolverato il tema dei test psicoattitudinali ai magistrati, che nelle scorse settimane aveva agitato il rapporto tra politica e magistratura. "Non vedo nulla in contrario al fatto che nell'ingresso in magistratura, come per le forze dell'ordine, ci siano i test", sottolinea a LaPresse. La presidente Bongiorno ha detto che lei è d'accordo. Vediamo cosa diranno i colleghi di Fratelli d'Italia". "I test attitudinali per i magistrati non sono punitivi", è lapidaria Bongiorno, confermando di essere favorevole.

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