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Israele, nel Pd vige la "regola del silenzio". E i big pensano alle europee

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Elly Schlein impone "la regola del silenzio" ai big del Pd. E loro accettano: la necessità delle correnti di inserire i propri esponenti nelle liste per le elezioni europee "consiglia prudenza nel dibattito interno", si legge in un retroscena dell'Agi. Insomma, sul conflitto in Israele parla solo la segretaria o, in second’ordine, il responsabile Esteri Pd, Peppe Provenzano. Una strategia dettata dall’estrema delicatezza della materia e anche dal precedente dossier Ucraina, viene spiegato. Elly Schlein si è insediata al Nazareno quando il Partito Democratico aveva già stabilito una linea e ad ogni scostamento da quella linea sono seguiti scontri interni, polemiche e accuse ai vertici dem. Si ricordi, ad esempio, il voto al piano europeo Asap per finanziare la produzione di munizioni da inviare a Kiev. Forte di quella lezione, Schlein si è data e ha dato al proprio partito una regola ferrea: degli sviluppi in Medio Oriente parla solo la segretaria.

 

E infatti i comunicati e i post su manovra e sanità sono tantissimi, mentre le dichiarazioni su Israele, Hamas e Gaza sono nettamente inferiori. "Nemmeno gli esponenti del cerchio stretto di Schlein si spingono a dichiarare in ordine sparso", viene spiegato, tutti dietro alla linea Schlein: diritto di Israele a esistere e difendersi, ma senza che sia la popolazione di Gaza a pagare il prezzo di una reazione che, per il Partito democratico, deve restare nei confini dei diritti umani e del diritto internazionale. "Ci siamo tutti schierati al fianco di Israele, senza ambiguità, nel condannare nettamente l’attacco terroristico di Hamas, di violenza efferata contro i civili israeliani", ricorda la segretaria: "Ora è il tempo della politica e di fare ogni tentativo per evitare un’escalation del conflitto e nuove vittime innocenti".

 

La linea finora tiene, stando almeno all’assenza di voci dissonanti da quella della leader. Una "pax interna" dettata dalla delicatezza del momento, certo. Ma chi, fra i dirigenti dem, ha vissuto momenti come questo in passato, ricorda che di pax ce ne sono state tante, più o meno con ogni segretario passato per il Nazareno, e sono sempre coincise con la vigilia di un turno elettorale importante. Tradotto: la necessità dei big del partito e delle correnti di inserire i propri esponenti in quelle liste consiglia di evitare colpi di scena e uscite fuori dal coro.

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